Renato Vallanzasca racconta la sua vita in carcere: 50 anni tra rimpianti e libertà

Renato Vallanzasca racconta la sua vita in carcere: 50 anni tra rimpianti e libertà

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Renato Vallanzasca racconta la sua vita in carcere: 50 anni tra rimpianti e libertà - Fonte: Ansa | Gaeta.it

Renato Vallanzasca, noto per essere stato il boss della Comasina e soprannominato il “Dillinger della Comasina”, offre un racconto intenso e drammatico della sua esistenza in una recente biografia. Nel libro “Malanotte. Rimpiango quasi tutto“, scritto dalla giornalista Micaela Palmieri e pubblicato da Baldini+Castoldi, Vallanzasca ripercorre le tappe della sua vita, le scelte che lo hanno portato dietro le sbarre e il suo desiderio di libertà, ora parzialmente realizzato dopo 52 anni di detenzione.

Un’esistenza segnata dalla criminalità e dalla detenzione

Il mito del bel René

Vallanzasca, oggi 74enne, si è distinto negli anni ’70 e ’80 per le sue gesta criminali, che lo hanno reso celebre e maledetto al contempo. Nel libro, si mette a nudo, definendosi un uomo che ha vissuto senza freni: “Io ho vissuto da matto, da incosciente. Lo sapevo e mi divertivo.” Tale attitudine ha portato a una vita di reati, incluse sparatorie e rapimenti, nel suo percorso di ascesa e caduta. Tuttavia, non mancano neppure le riflessioni sulla sua condotta e sulle scelte fatte. Vallanzasca esprime il suo riso amaro nei confronti della “giustizia riparativa”, rimarcando come sia stata più una violazione dei suoi diritti e della sua persona: “Loro avrebbero dovuto rieducarmi.”

L’analisi di un’esperienza dura e solitaria

La condanna a cinquant’anni di carcere ha trasformato Vallanzasca in una figura simbolo della criminalità italiana. La sua vita è stata segnata da eventi drammatici e rocamboleschi. Riuscire a evadere e affrontare la giustizia non ha mai fatto parte di un piano premeditato, anzi, ha sempre agito d’impulso. Ha affermato di aver “ucciso, rapinato e rapito” senza mai realmente riflettere sulle conseguenze. Ora, riconsiderando quei momenti, cercherà di fare ammenda? Parla di responsabilità, affermando di aver sì “preso la responsabilità per i reati di altri.”

Parole di un uomo in cerca di libertà

Desiderio di pace e tranquillità

Il lungo percorso di detenzione ha generato in Vallanzasca un profondo desiderio di libertà. Dopo mezzo secolo in carcere, il suo sogno è semplice: “Vorrei uscire di galera e vivere quello che mi resta magari in una baita di montagna.” Questa aspirazione riflette il bisogno di liberarsi da una vita di sottomissione e di ritrovare un contatto con la quotidianità, anche nel piccolo. La libertà personale è più di un semplice assente dal carcere; rappresenta una robusta necessità per lui.

Il carcere: un insegnamento che non è mai arrivato

Nonostante tutto, lo stato carcerario in cui ha vissuto non gli ha impartito né insegnamenti né saggezza. “Il carcere non mi ha insegnato niente,” confida Vallanzasca, sottolineando l’amaro disincanto nei confronti del sistema penale. Il tema del debito con la giustizia emerge con note di forte frustrazione, così come la necessità di rispetto di regole più umane e giuste. Questo richiamo alla legge si intreccia con la sua personale odissea, che sembrava più una punizione che un percorso di redenzione.

Nel chiudere questa fase della sua vita, Vallanzasca non cerca giustificazioni, ma semplicemente una parvenza di normalità che gli permetta di ritrovare se stesso lontano dai tormenti del passato. La sua è una storia di riscatto, di desiderio di vita, un’istantanea di un uomo che, nonostante tutto, continua a sognare rivendicando il proprio diritto a esistere e a scegliere.

Ultimo aggiornamento il 14 Settembre 2024 da Marco Mintillo

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