Il processo per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 persone, entrerà in una fase cruciale a partire dal 16 giugno 2025. I pubblici ministeri Walter Cotugno e Marco Airoldi apriranno le requisitorie su una delle pagine più dolorose della cronaca italiana recente. Le udienze, fissate fino a Pasqua 2026, potrebbero terminare anticipatamente, ma l’attenzione resta alta su una vicenda che ha segnato Genova e il paese intero.
La memoria dei pm: quasi seimila pagine per ricostruire la tragedia
Nei giorni scorsi i pubblici ministeri hanno depositato una memoria di quasi seimila pagine. Il documento raccoglie anni di sopralluoghi, perizie tecniche, interrogatori e testimonianze. Riflette tutte le tappe di una vicenda complessa, dove si intrecciano profili tecnici, gestionali e giudiziari. La memoria cerca di mettere ordine tra materiali e prove, per fornire agli inquirenti una visione coerente delle responsabilità.
Alla fine del testo, i pm inseriscono una metafora che ha suscitato reazioni: raccontano di un datore di lavoro che, scoprendo alcuni pioli di una scala di legno parzialmente deteriorati, decide di riparare i primi due ma ignora il terzo, confidando in una “maga riflettometrica”. Quando un operaio sale proprio sul piolo non sistemato, cade. La procura pone due questioni: il datore di lavoro è innocente o avrebbe dovuto acquistare una scala nuova? Questa immagine vuole riflettere sull’atteggiamento delle aziende coinvolte, penalizzate dal non aver eliminato tutti i rischi.
La requisitoria della procura e il calendario delle udienze
Il calendario processuale stabilito dal collegio giudicante prevede che i pm parlino fino a settembre 2025, con possibilità di ulteriori sedute in primavera 2026. Questo lasso di tempo servirà a ripercorrere con dettaglio tutte le evidenze raccolte dopo anni di indagini e testimonianze. La requisitoria è attesa come momento chiave per sintetizzare le accuse e spiegare ai giudici il quadro delle responsabilità.
Il procedimento penale sulla tragedia procede dal 2019 circa, coinvolgendo numerosi imputati – ben 58 – tra ex dirigenti e responsabili delle società coinvolte nella manutenzione e gestione del viadotto. Il processo si concentra su presunte negligenze e omissioni che avrebbero portato al cedimento strutturale del ponte, subentrato improvvisamente il pomeriggio del 14 agosto 2018.
La morte dell’imputato masimiliano giacobbi durante il processo
Proseguendo nell’ultima udienza è emersa anche la notizia della morte, a soli 54 anni, di Massimiliano Giacobbi. Ex responsabile di una divisione di Spea, è stato imputato nel processo per il crollo del ponte Morandi. La scomparsa, avvenuta a causa di una grave malattia, segna una svolta sul piano umano dentro un procedimento già fortemente carico di emozioni.
La perdita di un imputato durante il processo introduce nuovi aspetti giuridici da valutare ai fini delle parti civili e della prosecuzione dell’istruttoria. Nel contesto di una vicenda tanto delicata, ogni elemento assume peso e finisce per riflettersi sulla lunga vicenda giudiziaria.
Le reazioni della difesa e il commento sull’analogia della scala
Tra le difese, l’avvocato Francesco Del Deo – che rappresenta alcuni imputati legati a Spea, società coinvolta nella manutenzione – ha definito la metafora “una banalizzazione di tutta la vicenda”. Secondo la difesa, la storia non coglie la complessità tecnica del caso né la reale dinamica degli eventi.
Le arringhe difensive si focalizzeranno probabilmente sulla necessità di distinguere tra errori formali e vere omissioni gravi capaci di provocare un disastro. L’obiettivo sarà dimostrare che le responsabilità non possono essere attribuite con superficialità e che le manovre di controllo erano state svolte secondo criteri tecnici.
Il focus su genova e l’evoluzione del processo
Il processo sul ponte Morandi resta al centro dell’attenzione per quel che riguarda responsabilità tecniche e gestionali. Dalla prossima requisitoria fino al prossimo anno si deciderà gran parte del destino dei 58 imputati coinvolti, tra accuse e difese. Genova e l’Italia seguono con attenzione l’evoluzione di un procedimento che ha ancora molto da raccontare.