La Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso una sentenza significativa riguardante la posizione di due politici catalani, Carles Puigdemont e Toni Comín, respingendo il loro ricorso finalizzato a ottenere il riconoscimento della loro elezione come eurodeputati. Questa decisione pone interrogativi sulla rappresentanza politica e sulle implicazioni legali per gli indipendentisti catalani nel contesto europeo.
La sentenza della corte di giustizia
La Corte di giustizia ha confermato la validità della decisione del Tribunale di primo grado, che aveva già negato il riconoscimento degli eletti catalani come eurodeputati. Secondo i giudici, il Tribunale ha seguito correttamente la prassi che impone il rispetto delle liste ufficiali di candidati trasmesse dagli Stati membri all’allora presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Questo aspetto legato alla legalità dei procedimenti elettorali è cruciale, poiché rientra nella suddivisione dei poteri tra l’Unione Europea e gli Stati nazionali: la Corte, infatti, non ha competenze per verificare l’accuratezza delle liste elettorali fornite dai singoli Paesi.
La sentenza rafforza un certo grado di conformità giuridica nelle procedure di ingaggio degli eurodeputati, stabilendo un precedente importante per future controversie simili. Ciò significa che questioni legate alla validità delle elezioni non possono essere discusse in modo autonomo dalla Corte, sebbene questo sollevi interrogativi sul rispetto dell’autonomia politica di rappresentanti eletti a livello europeo.
Il ricorso di puigdemont e comín
Nel 2019, dopo la loro elezione come eurodeputati, Puigdemont e Comín avevano formalmente chiesto di essere ufficialmente riconosciuti in tale veste presso il Parlamento europeo. Tuttavia, le leggi spagnole impongono che un eurodeputato eletto debba prestare giuramento di fedeltà alla Costituzione nazionale. Puigdemont e Comín, rifugiatisi in Belgio a seguito di tensioni politiche scaturite dal referendum sull’indipendenza catalana del 2017, non hanno potuto assolvere a questo obbligo.
Dopo il loro appello, purtroppo per loro, il presidente Antonio Tajani aveva negato il riconoscimento della loro elezione, determinando una controversia che è sfociata nella decisione della Corte di giustizia. La situazione ha preso una piega diversa nel 2020, quando, grazie a una modifica delle regole interne, i due politici sono comunque riusciti a ottenere un seggio nell’emiciclo europeo. Tuttavia, la recente sentenza chiarisce che il loro status rimane indefinito e che il Parlamento europeo è vincolato a rispettare le normative stabilite dai singoli Stati membri.
Le conseguenze per toní comín
Nonostante la decisione della Corte di giustizia abbia effetti diretti principalmente su Toni Comín, il contesto è complesso. Comín, che è stato rieletto alle scorse elezioni europee tenutesi a giugno, attende di poter ricoprire ufficialmente il suo seggio. Il rifiuto di confermare la sua elezione da parte del Parlamento europeo gli impedisce di entrare in carica e di esercitare i diritti connessi al suo nuovo ruolo.
Le fonti del Parlamento hanno confermato che i servizi legali dell’istituzione stanno analizzando la sentenza. Allo stato attuale, né Puigdemont né Comín hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo alla sentenza, alimentando speculazioni su possibili future azioni legali o sullo strategico coinvolgimento in politiche europee.
La situazione per i politici catalani è quindi di estrema delicatezza, mentre il dibattito sulla questione dell’indipendenza della Catalogna continua a rappresentare una ferita aperta nelle dinamiche politiche spagnole e europee. Allo stesso tempo, queste vicende sollevano interrogativi sulla rappresentatività e la protezione dei diritti politici degli eletti, che possono trovarsi in situazioni legali particolarmente complicate.