Un curioso episodio di restituzione di beni culturali ha recentemente catturato l’attenzione, dimostrando ancora una volta l’importanza della salvaguardia del patrimonio storico. Questa vicenda ha come protagonisti un turista danese e un gruppo di reperti archeologici etruschi, la cui storia affonda le radici negli anni ’60. L’episodio sottolinea sia le sfide legate al commercio illegale di beni culturali che la capacità di riconciliare il passato attraverso gesti di onestà.
Un incontro casuale a Cerveteri
Negli anni ’60, un turista danese, Bent Søndergaard, si trovava in visita alla storica Necropoli della Banditaccia, un luogo di enorme valore archeologico situato a Cerveteri. Qui, incontra un tombarolo, un cacciatore di tesori che, per guadagnare, si dedicava allo scavo clandestino di reperti archeologici. Questo tombarolo, particolarmente audace, aveva scelto di vendere direttamente i suoi ritrovamenti, evitando così il passaggio attraverso intermediari che avrebbero ridotto il suo profitto. La scena era quella di un vero e proprio mercato informale, con i reperti esposti nel bagagliaio dell’auto del tombarolo.
In questo contesto, Bent Søndergaard si è trovato di fronte a un’offerta allettante. Le corone danesi in cambio di autentici buccheri etruschi: tre kantaroi e un oinochoe. Acquistare questi reperti, sebbene fosse un atto di illegalità che ha alimentato le pratiche di saccheggio del patrimonio culturale, rappresentava una tentazione difficile da resistere. Tuttavia, la coscienza di Bent l’ha tormentato per decenni.
Il peso del rimorso e il giuramento
Una volta tornato a casa, Søndergaard ripose i buccheri etruschi in soffitta, decidendo di non esporli mai ai suoi conoscenti. Il giovane turista si era convinto che il suo acquisto fosse un gesto riprovevole e questo sentimento di rimorso lo ha accompagnato negli anni. Alla fine della sua vita, ha fatto promettere ai figli che avrebbero restituito quei beni all’Italia, un gesto che testimonia il profondo rispetto per la cultura e l’arte.
I figli hanno mantenuto la promessa del padre e, in un atto di riconoscimento verso la cultura che ha dato vita a tali preziosi artefatti, hanno avviato il processo di restituzione. Questo gesto di onestà mette in evidenza non solo il valore dei reperti, ma anche l’importanza di preservare la storia e l’identità culturale che questi rappresentano.
La cerimonia di restituzione a Copenaghen
Recentemente, la restituzione dei quattro buccheri etruschi ha avuto luogo presso l’ambasciata italiana a Copenaghen. Durante la cerimonia, l’ambasciatrice italiana Stefania Rosini ha ricevuto con gratitudine i reperti, affiancata dal generale Pietro Francesco Salsano, comandante della Divisione Unità mobili specializzate dei Carabinieri. Il valore totale dei reperti è stimato intorno ai 5.000 euro, un ammontare che riflette l’importanza di salvaguardare e valorizzare la storia archeologica italiana.
L’ambasciatrice ha espresso un sincero ringraziamento per il gesto di restituzione, sottolineando la spontaneità e il senso di responsabilità alla base della decisione di restituire i reperti. Questo evento rappresenta una piccola ma significativa vittoria nella lotta contro il traffico di beni culturali e mette in evidenza come l’onestà e il rispetto possano trovare spazio anche nel contesto di una storia complessa come quella del commercio illegale di reperti.
Il futuro dei buccheri etruschi
Adesso si attende che i buccheri ritornino a Cerveteri, dove verranno esposti nel Museo Archeologico locale, un luogo dedicato alla valorizzazione e alla conservazione della storia etrusca. La speranza è che la loro presenza possa ispirare una rinnovata consapevolezza e responsabilità nei confronti del patrimonio culturale. Il gesto di Bent Søndergaard e dei suoi figli porta alla luce un’importante questione: il valore inestimabile della cultura e della storia, che merita di essere rispettato e preservato per le generazioni future.