Nel primo trimestre del 2025, le retribuzioni mostrano un aumento sul 2024, spinti soprattutto dai rinnovi contrattuali in diversi settori. Nonostante questo progresso, il potere d’acquisto reale resta inferiore rispetto ai livelli pre-pandemia, in parte a causa dell’inflazione degli anni precedenti. L’andamento varia tra pubblico e privato, con una ripresa più marcata nell’industria e nell’agricoltura, mentre servizi privati e pubblica amministrazione arrancano.
Crescita della retribuzione oraria media tra gennaio e marzo 2025
Nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2025, la retribuzione oraria media ha registrato un aumento tendenziale del 3,9% rispetto allo stesso trimestre del 2024. L’istat monitora questo andamento attraverso l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, che a marzo segnava un incremento dello 0,4% sul mese precedente e del 4% rispetto a marzo 2024. Questi dati indicano una tendenza di crescita diffusa, sebbene con differenze tra i settori.
Dinamiche settoriali nella retribuzione
In particolare, i dipendenti dell’industria hanno visto un aumento più consistente sul medesimo arco temporale: +4,9%. Nei servizi privati la crescita è stata più contenuta, +4,3%, mentre nella pubblica amministrazione l’incremento si è attestato sull’1,7%. Questi numeri riflettono dinamiche diverse, che coinvolgono anche la contrattazione collettiva e le condizioni di lavoro proprie di ciascun ambito.
Settori con maggiori incrementi salariali nel 2025
Tra i settori industriali e produttivi, alcuni hanno sperimentato aumenti tendenziali più vistosi nei primi mesi del 2025. Il settore alimentare guida con un +7,8%, seguito dalla metalmeccanica, che ha ottenuto un +6,3%, e dal commercio, con un aumento del 6,1%. Questi incrementi derivano da trattative contrattuali e dalla spinta alla revisione dei salari per far fronte alle esigenze di mercato e alle richieste dei lavoratori.
Settori senza variazioni salariali
Al contrario, diverse aree non hanno rilevato variazioni nella retribuzione oraria. Tra queste si segnalano le farmacie private, le telecomunicazioni, le regioni e autonomie locali e il servizio sanitario nazionale. In questi settori, le dinamiche contrattuali e le condizioni economiche hanno mantenuto scarsi margini di adeguamento nelle retribuzioni durante il primo trimestre.
Il quadro complessivo sviene completato dall’indice per l’intera economia, che a fine marzo 2025 segnava un aumento del 2,6% per il semestre aprile-settembre 2025 e una crescita media del 2,7% nell’intero anno. Questi dati indicano una tendenza di recupero generale, sebbene con ritardi rispetto alle esigenze reali di spesa delle famiglie.
Scenario dei contratti scaduti e lavoratori coinvolti a marzo 2025
Al 31 marzo 2025, sui 75 contratti collettivi nazionali, 35 risultavano scaduti e non ancora rinnovati. Questi interessano circa 6,2 milioni di lavoratori, pari al 47,3% del totale occupati coperti da contratti nazionali. Il numero dei contratti in attesa di rinnovo è leggermente diminuito rispetto al mese precedente, quando coinvolgevano il 48,5% dei dipendenti, ma resta comunque superiore rispetto al marzo 2024, con un aumento significativo dal 34,9%.
Contratti ancora attivi e monte salari
Dall’altra parte, i 40 contratti ancora attivi per la parte economica coprono il 52,7% dei lavoratori, circa 6,9 milioni di persone. Questi contratti riguardano il 50,7% del monte salari complessivo, sottolineando la rilevanza della contrattazione in vigore sulle condizioni economiche della maggioranza dei lavoratori.
Questa situazione di contratti in scadenza o in ritardo nella revisione rappresenta un elemento di attenzione per aziende, sindacati e istituzioni, vista l’incidenza che ha sulle retribuzioni medie e sull’adeguamento ai costi della vita. La gestione e il rinnovo delle trattative rimangono un fattore cruciale per stabilizzare la crescita dei salari nel corso del 2025.