La questione della revoca della concessione demaniale marittima n. 8/2020 a un’associazione di diportisti di Vibo Valentia Marina ha trovato risoluzione presso il Tar di Catanzaro. Questo procedimento giuridico mette in luce le preoccupazioni legate a possibili infiltrazioni mafiose nei rapporti tra le associazioni e le attività portuali della regione. Il tribunale ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dell’Autorità di Sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio. Questo articolo esamina le motivazioni che hanno portato a tale decisione e il contesto normativo e sociale in cui avviene.
Motivazioni della revoca della concessione
L’Autorità di Sistema portuale ha motivato la revoca della concessione con evidenze relative alla “vicinanza” di alcuni membri dell’associazione con ambienti legati alla criminalità organizzata. La nota diffusa dall’autorità sottolinea legami familiari e relazioni dirette con individui noti per vicende penali. La Questura di Vibo Valentia aveva già espresso preoccupazioni sul rischio che l’associazione potesse essere influenzata da logiche malavitose, identificando un forte bisogno di innalzare il livello di controllo preventivo sugli attori economici attivi nel settore portuale.
Le circostanze segnalate hanno avuto un peso decisivo sulla fiducia dell’Autorità di Sistema nel mantenere la concessione in essere. È evidente che la questione non si limita a problematiche di natura penale, ma abbraccia una dimensione più ampia e preventiva, mirata a evitare che eventuali infiltrazioni mafiose possano compromettere il corretto svolgimento delle attività portuali e marittime. Grazie a questa impostazione, la revoca della concessione è stata giustificata non per reati accertati, ma per possibili rischi associativi che potrebbero creare un terreno fertile per attività illecite.
I dettagli del decreto n. 41/2023
Il Decreto n. 41/2023 rappresenta l’atto formale attraverso cui l’Autorità di Sistema ha proceduto alla revoca della concessione. Questo provvedimento è intervenuto in un contesto dove era necessario tutelare l’integrità delle attività economiche portuali da infiltrazioni esterne. L’Autorità ha chiarito che l’associazione non poteva continuare a esercitare alcuna attività all’interno del porto, dato il rischio di assoggettamento a logiche criminali.
Il contenuto del decreto evidenzia come le attività dell’associazione ricadessero in aree sensibili al rischio di infiltrazione mafiosa. Riconoscendo che le considerazioni non si basano solo sulla commissione di reati, l’ente ha sottolineato la funzione preventiva del provvedimento adottato. Quanto espresso nel decreto dimostra una chiara volontà di proteggere gli interessi pubblici sia economici che sociali, potenzialmente minacciati dalla malavita.
Il Tar di Catanzaro, nel respingere il ricorso, ha confermato che i criteri di valutazione adottati dall’Autorità sono stati appropriati e in linea con il quadro normativo attuale. Ciò implica che l’attività amministrativa può e deve operare in modo attento e responsabile per evitare che situazioni di rischio possano degenerare in problematiche di maggiore gravità, in particolare in un settore come quello portuale, che è così vitale per l’economia locale.
L’impegno dell’Autorità di sistema portuale
Nella nota diffusa, l’Autorità di Sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio ha ribadito l’importanza di mantenere un alto livello di vigilanza sulle attività portuali di Vibo Valentia Marina. Questo impegno si traduce in azioni concrete per contrastare tentativi di infiltrazione mafiosa, collaborando con le autorità statali e di pubblica sicurezza.
L’Autorità, consapevole della delicatezza della situazione, si è resa garante del rispetto della legalità e della sicurezza economica all’interno del contesto portuale. L’azione preventiva è diventata una priorità, con procedure che mirano a proteggere le attività legittime da potenziali contaminazioni. Quanto accaduto rappresenta un segnale forte, sia per l’opinione pubblica che per gli operatori del settore, evidenziando che qualsiasi forma di collusione con la criminalità organizzata non sarà tollerata.
Questo caso non solo riflette le sfide con cui gli enti locali devono confrontarsi nella lotta contro la mafia, ma mette anche in evidenza la necessità di una governance forte e decisa, in grado di garantire un ambiente sano per gli affari legittimi e tutelare la comunità. L’operato dell’Autorità si inscrive all’interno delle politiche di prevenzione più ampie contro la criminalità economica, e quindi viene percepito come un passo fondamentale verso una maggiore sicurezza per il territorio e i suoi cittadini.
Ultimo aggiornamento il 10 Gennaio 2025 da Sofia Greco