La funivia del Gran Sasso ha ripreso il servizio venerdì, ma solo per i soccorritori attivi nelle operazioni di ricerca. L’area circostante è stata delimitata a soli 150 metri dal punto in cui è giunta l’ultima telefonata di aiuto. Durante la comunicazione, i due alpinisti segnalavano la perdita di parte della loro attrezzatura, tra cui guanti e scarponi, il che ha reso necessario l’intervento immediato delle squadre di soccorso.
La situazione meteo e la ripresa delle ricerche
La riapertura della funivia è stata una risposta diretta al maltempo che aveva interrotto le operazioni per diversi giorni. Le condizioni atmosferiche avverse avevano ostacolato non solo il trasporto, ma anche le ricerche sul campo. La tempesta aveva creato una situazione insostenibile per gli operatori, costringendoli a posticipare gli interventi di salvataggio. Con la ripresa delle attività , i soccorritori potevano finalmente accedere ai punti strategici senza le difficoltà precedentemente affrontate. Questo ha fornito una nuova speranza nella ricerca dei dispersi.
Le ricerche sono state intensificate e coordinate attraverso l’uso di tecnologia avanzata. Particolarmente degno di nota è l’impiego di un sonar, già utilizzato in precedenti operazioni di emergenza. Questo strumento ha il compito di individuare oggetti metallici, anche a grande profondità . Grazie alla sua precocità , i soccorritori sono riusciti a localizzare i corpi dei due alpinisti scomparsi nel nulla.
Dettagli sulla ricerca e l’uso della tecnologia
Il sonar impiegato è lo stesso sistema che ha avuto successo a febbraio 2021 nel rintracciare un gruppo di escursionisti intrappolati sotto una valanga sul Monte Velino. Lo strumento ha rappresentato un elemento cruciale nelle operazioni di ricerca, segnalando la presenza di metallo in prossimità della zona di interesse. I soccorritori, infatti, hanno fatto affidamento su questa tecnologia non solo per la sua efficienza, ma anche per la sua capacità di operare in condizioni difficili, come quelle verificatesi nei recenti eventi meteorologici.
Le squadre di soccorso hanno incentrato le loro attività in una sezione ben definita del territorio, seguendo le indicazioni provenienti dal sonar. Questa indicazione si è rivelata fondamentale per restringere il campo di ricerca e ottimizzare i tempi di intervento. Gli operatori hanno alternato l’uso di scanner subacquei con perlustrazioni a terra, alla ricerca di qualsiasi segnale che potesse condurre ai due dispersi.
Le complicazioni del recupero
Questa operazione non è stata priva di sfide. Il terreno in montagna, reso instabile e inaccessibile a causa del maltempo, ha complicato la situazione. Inoltre, la temperatura rigida ha reso le operazioni estremamente impegnative e ha messo a dura prova la resistenza degli operatori. Le attrezzature stesse, sebbene moderne, hanno dovuto affrontare i limiti imposti dalle condizioni atmosferiche.
La comunicazione costante tra le diverse squadre del soccorso ha avuto un ruolo chiave nella gestione delle operazioni. Gli operatori hanno mantenuto un flusso di informazioni che ha aiutato a valutare fin dove fosse possibile estendersi per il recupero. Grazie a una organizzazione meticolosa, i soccorritori sono riusciti a mantenere il focus sulle operazioni, nonostante le difficoltà .
La situazione in corso ha richiamato l’attenzione su quanto sia vitale la preparazione adeguata per le escursioni in montagna. Le recenti notizie hanno acceso un dibattito sull’importanza della sicurezza e della consapevolezza di fronte a eventi naturali imprevisti, come nevicate e tempeste. È posta sotto i riflettori la necessità di rispettare le indicazioni e di garantire che l’equipaggiamento utilizzato sia sempre in perfette condizioni per affrontare le insidie della montagna.
Ultimo aggiornamento il 27 Dicembre 2024 da Elisabetta Cina