La Corte Costituzionale ha depositato la sentenza n.135 oggi, ribadendo i requisiti per l’accesso al “fine vita” stabiliti dalla sentenza n.242 del 2019.
Requisiti confermati per l’Accesso al Suicidio Assistito
La Corte ha affermato che in mancanza di una legge specifica, i requisiti per l’accesso al suicidio assistito rimangono quelli definiti nella sentenza precedente. Questi includono la dipendenza del paziente da trattamenti di sostegno vitale, da interpretare secondo la ratio alla base della sentenza.
Validità della Sentenza e Procedure Sanitarie Nazionali
La Consulta ha sottolineato che i requisiti per richiedere il trattamento di fine vita devono essere valutati dal servizio sanitario nazionale, in accordo con le modalità stabilite nella decisione del 2019. L’attenzione è stata posta su irrinunciabili condizioni come l’irreversibilità della patologia e la capacità del paziente di decidere autonomamente.
Contesto del Caso Legale
Le questioni legali hanno origine da un caso in cui tre persone hanno assistito un paziente con sclerosi multipla avanzata nel suicidio assistito in Svizzera. Il Gip ha evidenziato che il paziente, seppur in condizioni di sofferenza, non dipendeva da trattamenti vitali, sollevando interrogativi sulla non punibilità del suicidio assistito come stabilito nella sentenza del 2019.
Significato della Sentenza sulla Vita e l’Autodeterminazione
La Corte ha escluso disparità di trattamento tra pazienti e ribadito il diritto di ogni individuo a rifiutare trattamenti non imposti per legge. L’equilibrio tra autodeterminazione e tutela della vita rimane un focus cruciale per il legislatore nel rispetto dei principi costituzionali.
Dignità della Vita e Rispetto dei Diritti Umani
La Corte ha sottolineato l’importanza della dignità intrinseca di ogni vita e il bilanciamento necessario tra autodeterminazione e dovere di proteggere la vita umana. Ha respinto la violazione del diritto alla vita privata ma ha insistito sull’interpretazione accurata dei trattamenti di sostegno vitale.
Procedura e Accesso al Suicidio Assistito
La Corte ha affermato che il paziente, anche se non dipendente da trattamenti vitali, potrebbe comunque legittimamente rifiutare cure salvavita. Ha indicato la necessità di seguire rigorose procedure per l’assistenza al suicidio, come definito nella legge del 2017, con controlli etici e medici adeguati.
Appello per Cure Palliative Efficaci
Infine, la Corte ha esortato il legislatore e il servizio sanitario nazionale a garantire l’attuazione dei principi stabiliti, assicurando l’accesso universale alle cure palliative di qualità . La legge vigente deve essere rispettata, mentre è possibile una diversa regolamentazione nel rispetto dei diritti sanciti.
In conclusione, la sentenza della Consulta conferma l’importanza di rispettare i diritti fondamentali dei pazienti nel contesto delicato del “fine vita”, richiamando alla responsabilità di legiferare nel rispetto della vita e della dignità umana.