Riccardo Chiarioni, oggi diciottenne, è al centro di un caso inquietante che ha scosso la comunità di Paderno Dugnano, una cittadina nel Milanese. Nel settembre 2023, Chiarioni ha ucciso con 108 coltellate il padre, la madre e il fratello di 12 anni durante una notte segnata da celebrazioni familiari. Recentemente, durante un’udienza presso il tribunale dei minorenni di Milano, sono emersi dettagli riguardanti la sua condizione mentale prima del crimine.
La drammatica perizia psichiatrica
Durante l’udienza, il Giudice per le indagini preliminari, Laura Margherita Pietrasanta, ha esaminato una perizia redatta dal dottor Franco Martelli, specialista in psichiatria e criminologia clinica. Questo documento, depositato il 20 marzo, evidenziava uno stato di parziale incapacità di intendere e di volere al momento del delitto. Martelli ha confermato le sue conclusioni in aula, specificando come il ragazzo vivesse in una realtà alterata e cercasse rifugio in un universo di fantasia, che lui stesso definiva “immortalità”.
Questo desiderio di rifugiarsi in un mondo psicologico distante dalla realtà quotidiana ha portato Riccardo a rimuovere, nella sua mente, ogni legame affettivo. La situazione è emersa con chiarezza drammatica: la festa di compleanno del padre si è trasformata in un incubo, con eventi che hanno portato a una violenza inaudita.
Le dichiarazioni della difesa e della procura
Il consulente di Chiarioni, lo psichiatra Marco Mollica, ha sottolineato, in aula, che il giovane era totalmente incapace di discernere. Parole forti e decise le sue, che fanno risaltare la gravità della situazione vissuta dal ragazzo. Tuttavia, i consulenti della Procura per i minorenni, Sabrina Ditaranto ed Elisa Salatino, hanno espresso una valutazione differente. Sebbene abbiano riconosciuto una condizione di grave disagio, hanno negato che ci fosse un vizio di mente tale da giustificare la totale incapacità del giovane durante l’atto di omicidio.
Le due posizioni divergenti degli esperti pongono interrogativi sulla salute mentale di Riccardo, sul suo stato emotivo in quel momento cruciale e sulle dinamiche familiari che potrebbero aver contribuito a quel tragico epilogo.
La richiesta di cure e l’attenzione della giustizia
La questione delle cure necessarie per Chiarioni è ora cruciale. Le testimonianze degli specialisti, sia della difesa che della Procura, mettono in risalto l’urgenza di un intervento terapeutico. I consulenti hanno sottolineato la presenza di sofferenza e disagio reali, segno di una vita interna complessa e difficile. La vita di Riccardo, una volta promessa a sogni di immortalità, è stata spezzata in un attimo; ora è impotente a trovare un suo posto in questo mondo.
Il sistema giudiziario si trova di fronte a una sfida delicata: trattare un caso che mescola giustizia e cura. La fragilità del giovane, luoghi comuni delle decisioni legali e delle azioni punitive, richiede un approccio che consideri la necessità di aiuto piuttosto che il solo aspetto punitivo.
È evidente che la situazione di Riccardo Chiarioni merita una riflessione profonda da parte della società e delle istituzioni, affinché tragedie simili non si ripetano e per garantire un adeguato supporto a chi si trova in simili condizioni.