Ricercatori stimolano la retina per far vedere un colore mai osservato prima chiamato olo

Ricercatori stimolano la retina per far vedere un colore mai osservato prima chiamato olo

Un gruppo di scienziati ha sviluppato la tecnica “Oz” per stimolare i coni M nella retina umana, permettendo a cinque partecipanti di vedere il nuovo colore “olo”, un blu-verde ipersaturo mai percepito prima.
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Scienziati hanno sviluppato una tecnica che stimola selettivamente i coni M nella retina, permettendo di percepire un nuovo colore, chiamato "olo", un blu-verde ipersaturo mai visto prima, aprendo nuove prospettive nella ricerca visiva e nelle tecnologie assistive. - Gaeta.it

Nuove sperimentazioni nel campo della visione umana hanno introdotto un metodo che permette agli occhi di percepire un colore completamente mai visto prima. Grazie a una tecnica sperimentale chiamata “Oz”, un gruppo di scienziati ha stimolato specifici fotorecettori nella retina umana, inducendo cinque partecipanti a vedere un blu-verde saturato in un modo unico. Il colore, chiamato “olo”, differisce nettamente dalle tonalità tradizionali riconosciute dall’occhio umano e promette di aprire nuove strade per lo studio dei meccanismi visivi.

La stimolazione selettiva della retina e il nuovo colore

Il team di ricerca ha messo a punto una tecnica che consente di attivare singoli tipi di coni nella retina, in particolare quelli chiamati coni M, responsabili della visione dei verdi. Nella normale percezione visiva, questi coni si attivano sempre insieme a quelli S e L , producendo quindi la gamma stabile di colori che vediamo ogni giorno. L’innovazione consiste nel riuscire a stimolare soltanto i coni M, senza coinvolgere gli altri, e così facendo è stata prodotta la percezione del colore “olo”, descritto come un blu-verde di saturazione intensa mai percepita prima.

L’uso dei laser per la stimolazione mirata

Per eseguire questa selettività, i ricercatori hanno utilizzato laser con lunghezza d’onda specifica per bersagliare solo i coni M, evitando qualsiasi attivazione degli altri fotorecettori. I partecipanti hanno descritto questa nuova tonalità come “qualcosa di mai sperimentato, andando oltre i limiti naturali della visione umana.”

Come funziona il sistema visivo e il ruolo dei fotorecettori

L’occhio umano contiene due tipologie fondamentali di fotorecettori: i bastoncelli e i coni. I bastoncelli si attivano in ambienti a bassa luminosità e permettono la visione notturna. I coni, invece, operano nelle condizioni di luce intensa e sono specializzati nell’identificare specifiche lunghezze d’onda della luce, interpretate dal cervello come colori. Ci sono tre tipi di coni: L, M e S, ognuno sensibile rispettivamente al rosso, verde e blu.

Il ruolo del cervello nella percezione dei colori

Il cervello interpreta i segnali combinati prodotti da questi coni, creando la percezione di milioni di colori diversi. Tuttavia, i coni M coprono un’ampia gamma di lunghezze d’onda che normalmente si sovrappone con l’attività degli altri coni. Per questo motivo non era mai stata possibile la loro attivazione isolata nella percezione naturale fino a ora.

La mappa dettagliata della retina per catturare la posizione dei coni

Per realizzare la stimolazione mirata, gli scienziati hanno prima costruito una mappa precisa della retina di ciascun partecipante. Questo procedimento ha richiesto la registrazione di numerosi video microscopici della retina, assemblati per ottenere un’immagine nitida del tessuto. A questo punto, la posizione esatta di ogni tipo di cono veniva identificata.

AO-OCT: la tecnica innovativa per mappare la retina

La scoperta è stata possibile grazie alla tomografia ottica a coerenza di fase adattiva , una tecnica che misura il cambiamento di forma delle cellule messo in luce da differenti lunghezze d’onda. Questa variazione di forma conferma la sensibilità specifica di ogni singolo cono. Con questi dati, i ricercatori hanno potuto costruire stimoli laser personalizzati per colpire solo i coni M in ogni retina.

Il significato e le potenzialità dello studio

I risultati dello studio, pubblicati su Science Advances, non hanno soltanto mostrato che l’occhio umano riesce a percepire questo nuovo colore, ma aprono nuove porte nella ricerca visiva. Controllando la retina a questo livello, sarà possibile simulare e capire meglio alcune condizioni patologiche come il daltonismo, offrendo nuovi modi per compensare difetti visivi.

Possibile applicazione nelle tecnologie assistive

Un interessante sviluppo potrebbe essere la possibilità di inserire questo tipo di stimolazioni in dispositivi visivi per assistere chi ha problemi nella vista a colori, offrendo una percezione più completa e ricca dello spettro cromatico. Inoltre, la tecnica aiuta a indagare le funzioni dei coni visivi e il modo in cui lavorano insieme al cervello per produrre l’esperienza visiva.

Descrizione del colore olo e percezione soggettiva

Il colore “olo” prende il nome dalle sue coordinate su una mappa del colore a tre dimensioni: 0, 1, 0. Significa che i coni L e S restano inattivi , mentre i coni M vengono stimolati al massimo . Questa configurazione non si verifica mai in natura e produce una tonalità mai vista prima.

Alcuni scienziati coinvolti nello studio hanno descritto il colore come una versione ipersatura del verde simile a un laser verde, ma molto più intensa. James Fong, autore dello studio, ha spiegato che “è difficile immaginare qualcosa di così saturo da rendere pallido persino il tipico puntatore verde.”

Proiezione dell’olo in contesti visivi complessi

A conferma della natura inusuale del colore, i ricercatori sono riusciti a integrarli in immagini e video proiettati sui partecipanti, mostrando come sia possibile percepire l’olo in contesti visivi più complessi.

L’esperimento rappresenta un passo avanti nel modo in cui possiamo intervenire sulla percezione umana, aprendo scenari che fino a pochi anni fa sembravano impossibili. I risultati offrono spunti rilevanti per neuroscienze, ottica e tecnologia visiva.

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