Negli ultimi anni, il tema del suicidio assistito è divenuto centrale nel dibattito pubblico italiano, in particolare dopo l’introduzione della legge che ne regola l’accesso in determinate condizioni. Dal 2020 ad oggi, sono arrivate 51 richieste di suicidio assistito alle Aziende Sanitarie Locali di undici regioni. L’associazione Luca Coscioni ha recentemente chiesto informazioni dettagliate sulla situazione, ma ha trovato un panorama complesso, ricco di lacune rispetto alla trasparenza delle risposte delle amministrazioni locali.
Richieste e risposte: un quadro complesso
Dei 51 richiedenti, sei si trovano ancora in attesa di una risposta, e la situazione varia significativamente tra le diverse regioni. Cinque di esse, infatti, non hanno permesso l’accesso agli atti, limitando la possibilità di monitorare il processo per il suicidio assistito. Questa mancanza di trasparenza su una questione così delicata è stata sottolineata dall’associazione, la quale ha fatto notare che troppi enti pubblici hanno scelto di non rispondere o di negare l’accesso ai dati.
Secondo i dati forniti, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Piemonte, Marche, Abruzzo, Bolzano, Sicilia, Calabria e Campania sono le regioni che hanno risposto alle richieste dell’associazione. Tra queste, il Veneto emerge per il numero di richieste, con 15 casi, seguito dalla Lombardia con 14. In Marche e Liguria si segnalano rispettivamente 7 e 6 richieste.
Dettagli sulle risposte delle regioni
L’associazione ha evidenziato che alcune regioni hanno fornito informazioni dettagliate riguardo agli esiti delle richieste. In Veneto, ad esempio, si registrano diversi esiti: un parere positivo, due persone che sono decedute durante l’attesa, otto pareri negativi, due rinunce e due richieste ancora in fase di valutazione. In Abruzzo, invece, sono stati forniti dati più specifici, caso per caso, che offrono un quadro chiaro della situazione.
Tuttavia, la risposta di alcune regioni ha suscitato preoccupazione. Lazio, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Puglia e Trentino-Alto Adige hanno dichiarato formalmente di non possedere le informazioni richieste, un fatto che solleva interrogativi riguardo alla gestione dei dati relativi a richieste così delicate. Inoltre, Valle d’Aosta, Toscana, Umbria, Molise e Basilicata non hanno neppure risposto, evitando quindi di rispettare l’obbligo di trasparenza.
Un invito alla trasparenza
La questione del suicidio assistito non tocca soltanto il piano legale, ma solleva importanti questioni etiche e sociali. La poca disposizione al dialogo e alla trasparenza da parte di alcune regioni, infatti, può rendere difficile per i cittadini avere accesso a informazioni chiare e complete. Inoltre, la lentezza delle risposte da parte delle Asl può avere un impatto diretto sulla vita delle persone in attesa di una risposta alla loro richiesta.
L’associazione Luca Coscioni ha ribadito l’importanza di un accesso civico generalizzato, sostenendo che le istituzioni devono garantire il diritto all’informazione, soprattutto in ambiti così sensibili. La speranza è che si possa sviluppare un percorso di maggiore collaborazione tra le istituzioni e i cittadini, affinché ogni richiesta venga trattata con la serietà e attenzione che merita.