Il relitto del sommergibile Velella, affondato durante la Seconda Guerra Mondiale, è al centro di una proposta di riconoscimento come sacrario militare subacqueo. L’associazione Salerno 1943 ha avanzato questa richiesta, sottolineando l’importanza di preservare la memoria storica di uno degli eventi più drammatici legati al conflitto. Questo articolo esplorerà la storia del Velella, il suo affondamento e l’iniziativa dell’associazione per il riconoscimento del relitto.
La scoperta del relitto e il suo significato
Il sommergibile Velella, affondato nel 1943, è stato ritrovato solo nel 2003, quasi sessant’anni dopo la sua perdita. A guidare la missione di ricerca fu Rizia Ortolani, insieme a un gruppo di esperti subacquei. Il relitto si trova a circa 8-9 miglia da Punta Licosa, a una profondità di 138 metri, e sorprendentemente è rimasto in condizioni quasi intatte. A testimonianza di questo tragico evento, è stata posta una targa commemorativa nel porto di San Marco di Castellabate, in provincia di Salerno.
Il riconoscimento del relitto come sacrario militare rappresenterebbe un contributo significativo alla memoria collettiva. L’avvocato Vincenzo Pellegrino, presidente dell’associazione Salerno 1943, ha affermato che tale riconoscimento potrebbe fornire un quadro normativo utile per creare un luogo di commemorazione. Attraverso la valorizzazione di questo sito, si potrebbe rievocare una delle pagine più cupe della storia italiana, offrendo uno spazio per il ricordo e la riflessione.
La storia del Velella e il contesto storico
Il Velella fu varato nel 1937 nei Cantieri Navali di Monfalcone e assegnato alla 42° Squadriglia Sommergibili di Taranto. Durante la sua carriera operativa, il sommergibile navigò in diverse acque, tra cui il Mar Egeo, il Mar Rosso, e lungo le coste dell’Africa settentrionale e del Mediterraneo. Prima della sua fatale missione del settembre 1943, il Velella si trovava ormeggiato nel porto di Napoli.
Il 7 settembre 1943, il sommergibile ricevette ordini di sbarrare il tragitto a un convoglio nemico che risaliva le coste tirreniche verso Salerno. Da quel momento, il Velella salpò per affrontare una sorte tragica. L’unità è rimasta nella storia come l’ultimo sommergibile della Regia Marina affondato durante la guerra contro le forze alleate. Nessuno dei 51 membri dell’equipaggio sopravvisse, incluso il micetto Scheggia che animava la vita di bordo.
Le ultime ore del Velella rappresentano un momento cruciale, poiché solo cinque ore dopo la sua affondamento, il Generale Eisenhower annunciò la cessazione delle ostilità e la firma dell’armistizio con l’Italia. Questo evento segna una svolta nella storia del paese e il sacrificio dell’equipaggio del Velella rimane emblematico della brutalità e della confusione del conflitto.
Le richieste dell’associazione Salerno 1943
L’associazione Salerno 1943 ha fatto appello ai membri del Parlamento affinché il relitto del Velella possa seguire lo stesso percorso normativo del sommergibile Scirè. Pellegrino ha spiegato che, nel caso in cui la normativa esistente sui cimiteri di guerra non fosse applicabile, si potrebbe pensare a una figura giuridica autonoma per regolare la situazione dei sommergibili militari nei fondali marini.
Questo nuovo quadro normativo sarebbe fondamentale non solo per il Velella, ma potrebbe estendersi a tutti i relitti militaresi italiani. Inoltre, un’eventuale azione legislativa potrebbe porre le basi per la costruzione di un museo interattivo, dedicato alla memoria dei 51 marinai del Velella, che avrebbero potuto evitare quel tragico destino. Tali iniziative di sensibilizzazione non si pongono solo come commemorative, ma anche come educative, contribuendo a una maggiore consapevolezza storica.
In questo contesto, è chiaro che l’associazione Salerno 1943 non solo desidera onorare la memoria degli uomini del Velella, ma anche rafforzare il legame tra le nuove generazioni e la storia dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. L’auspicio di Pellegrino è che il riconoscimento del relitto possa servire da stimolo per iniziative di riflessione e di educazione storico-culturale.
Ultimo aggiornamento il 16 Gennaio 2025 da Marco Mintillo