Il 24 gennaio 2017 è una data che ha segnato un momento doloroso per la comunità de L’Aquila e per i soccorritori dell’emergenza sanitaria. In quella tragica giornata, un elicottero del 118 è precipitato nei pressi di Monte Cefalone, subito dopo aver effettuato un soccorso su una pista da sci. La ricaduta dell’apparecchio ha portato alla morte di cinque membri dell’equipaggio e di un paziente, un evento che ha lasciato una cicatrice profonda nella memoria collettiva.
L’incidente e le vittime
La settimana dell’incidente si presentava particolarmente affollata per gli impianti sciistici, con diverse persone in cerca di avventura sulla neve. L’elicottero, carico di professionisti del soccorso e di un paziente in difficoltà, stava trasportando Ettore Palanca, un cinquantenne di Roma con fratture alla tibia e al perone, quando un malfunzionamento ha causato l’impatto fatale.
Walter Bucci, medico rianimatore del 118 dell’Aquila, era a bordo insieme a Davide De Carolis, tecnico dell’elisoccorso e consigliere comunale, Giuseppe Serpetti, infermiere esperto, Mario Matrella, verricellista, e Gianmarco Zavoli, il pilota. Tutti avevano dedicato le loro vite a salvare quelle degli altri, e le loro competenze si sono trovate tragicamente coinvolte in una tragedia inaspettata.
La perdita di queste vite ha suscitato una forte reazione non solo tra i colleghi del Servizio di Emergenza Sanitaria, ma anche tra la popolazione locale, che ha espresso il proprio cordoglio. Era un gruppo unito da una missione; ora, il dolore della loro scomparsa riecheggia tra le famiglie, amici e anche nei corridoi delle strutture sanitarie dell’Aquila.
Il tributo del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico
Nel ricordo di quel giorno nefasto, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ha voluto esprimere la propria commemorazione, ricordando i collaboratori e il paziente con parole piene di rispetto e affetto. “Oggi vogliamo ricordare i nostri amici deceduti nella tragedia di Campo Felice“. Queste le parole cariche di emozione pronunciate dal corpo di soccorso, che ha sottolineato l’importanza di non dimenticare l’impegno e il sacrificio di uomini e donne sull’orlo del pericolo per aiutare chi si trova in difficoltà.
L’omaggio non si limita solo a commemorare i pochi che hanno perso la vita, ma include anche un pensiero per le famiglie, per ridurre l’intensità del dolore seguita a una perdita così devastante. Il tradizionale rispetto per i soccorritori e la loro dedizione è palpabile in queste celebrazioni di memoria, che non fanno altro che rinsaldare il legame tra la comunità e chi si impegna senza sosta per il bene comune.
Il ricordo nel tempo
Passati diversi anni dall’incidente, il ricordo di quella giornata ha continuato a vivere nel cuore di chi ha perso una persona cara e nella memoria collettiva della comunità. Le storie dei soccorritori e del paziente rimangono un monito dell’importanza del lavoro di squadra e dell’urgenza di una risposta efficiente in situazioni di emergenza.
Ogni anno, commemorazioni e eventi vengono organizzati per onorare le vite spezzate, ricordando l’eredità di servizio e coraggio lasciata da questi eroi. Questi appuntamenti fungono anche da momenti di riflessione per chi opera nel settore della salute e del soccorso, un’opportunità per rinnovare l’impegno a garantire la sicurezza e la prontezza nelle operazioni di emergenza.
La memoria di Walter, Davide, Giuseppe, Mario, Gianmarco ed Ettore non è solo un ricordo di un evento tragico, ma rappresenta anche una celebrazione della vita e della generosità degli uomini e delle donne che dedicano la loro esistenza a salvare gli altri.
Ultimo aggiornamento il 24 Gennaio 2025 da Sara Gatti