La vicenda legata alle elezioni amministrative di Pescara, tenutesi l’8 e 9 giugno scorsi, sta scuotendo il capoluogo abruzzese. Il ricorso presentato al Tar da parte di avvocati in rappresentanza di una cittadina e di una candidata non eletta ha sollevato interrogativi sulla regolarità delle operazioni elettorali. Al centro delle contestazioni ci sono presunti irregolarità che potrebbero aver influenzato l’esito del voto, vinto dal sindaco uscente Carlo Masci con una percentuale appena superiore al 50%.
Dettagli del ricorso presentato al Tar
I motivi principali alla base della contestazione
Il ricorso è stato notificato alla giustizia amministrativa e solleva serie preoccupazioni circa la validità delle operazioni elettorali. Gli avvocati Gianluigi Pellegrino e Luca Presutti denunciano un quadro di illegittimità diffusa, citando riscontri oggettivi e documentali che supportano le loro affermazioni. Secondo i ricorrenti, questa situazione ha colpito pressoché due terzi delle 170 sezioni elettorali, rendendo giustamente necessaria una revisione degli esiti.
In particolare, il documento legale evidenzia numerose anomalie nelle procedure seguite nelle urne. Ad esempio, in otto sezioni mancavano le indicazioni sulle schede autenticate, mentre in altre 27 non sono state indicate le schede autenticate non utilizzate. Ci sono stati anche casi di “difformità ” tra schede autenticate e quelle utilizzate in 47 sezioni. Tali irregolarità non possono essere sottovalutate; secondo i legali, potrebbero impattare significativamente sull’integrità dell’intero processo elettorale.
Le anomalie riscontrate nel processo elettorale
Le irregolarità non si limitano solo alle schede. Infatti, i ricorrenti sottolineano la mancanza di 156 verbali di consegna delle schede e di 14 liste degli elettori e registri di votanti. A complicare ulteriormente la situazione, in undici sezioni si è riscontrato un numero inquietantemente alto di schede autenticate rispetto agli iscritti. Questi eventi, secondo l’accusa, evidenziano un quadro di confusione e opacità che danneggerebbe la libertà e la sincerità del voto.
In aggiunta, il tentativo dell’Ufficio Centrale di “compensare le irregolarità ” in 34 sezioni è visto dai ricorrenti come un segno inequivocabile di carenze gravi che potrebbero compromettere la genuinità del risultato finale. I dettagli emersi dal ricorso rappresentano un campanello d’allarme non solo per il presente, ma per la fiducia degli elettori nelle future operazioni elettorali.
L’udienza e le possibili conseguenze
Il futuro politico di Pescara in dubbio
L’udienza presso il Tar di Pescara è già stata fissata per il 13 settembre, quando saranno esaminate le richieste dei ricorrenti. Se il Tribunale decidesse di accogliere il ricorso, gli esiti delle elezioni potrebbero essere annullati e corretti, portando a un inaspettato cambio di scenario politico in città . Non si tratta soltanto di numeri, ma di uno stravolgimento dell’intero panorama amministrativo che ha visto battersi gli attori coinvolti per mesi.
Il sindaco Carlo Masci, che ha ottenuto 31.535 preferenze, pari al 50,95%, si trova ora in una situazione di incertezza rispetto alla sua posizione. Il candidato del centrosinistra, Carlo Costantini, che si è fermato a 21.192 voti, e gli altri candidati potrebbero riaprire discussioni politiche e rivelarsi contenitori di tensioni sociali. Qualora il ricorso avesse esito positivo, la fiducia nella democrazia locale subirebbe un colpo significativo, ponendo interrogativi sul futuro delle elezioni in Italia.
Il delicato confronto fra legalità e obiettivi politici si fa sempre più complesso a Pescara, e il ricorso al Tar si inserisce in un contesto di crescenti tensioni su come avvengono le votazioni nel paese. I cittadini guardano con attenzione agli sviluppi di questo caso, consapevoli dell’importanza che una corretta amministrazione ha nella vita quotidiana della città e nella sua reputazione.