L’evento teatrale “Il caso Pertini” è stato presentato al Teatro Chiabrera di Savona, rievocando un episodio cruciale della storia italiana legato alla vita di Sandro Pertini. Quest’opera in atto unico, scritta da Giovanni D’Aquila e basata su un testo di Emanuela Ersilia Abbadessa, offre uno sguardo profondo su un processo storico che ha segnato il periodo fascista. La rappresentazione, avvenuta nella città natale di Pertini, il 25 settembre, ha ricevuto un caloroso accoglienza e ha fatto emergere significati rilevanti legati alla memoria collettiva.
Il contesto storico del processo di Savona
Nel settembre del 1927, il Tribunale di Savona si trovò a giudicare un gruppo di socialisti accusati di cospirazione per aver aiutato Sandro Pertini e Filippo Turati a fuggire dall’Italia. L’epoca del fascismo era contrassegnata da un regime oppressivo che cercava di reprimere ogni forma di opposizione. L’audace gesto di espatrio da parte dei due politici era, secondo la difesa, un’azione motivata da ragioni di salute piuttosto che da intenti politici. Questa tesi venne accolta dai magistrati, che scelsero di comminare pene lievi, evitando un inasprimento previsto dal nuovo tribunale speciale fascista.
Il processo si configurava non solo come un atto legale, ma anche come un simbolo di resistenza contro la violenza del regime. Rievocare questi eventi storici attraverso il teatro permette di mantenere vive le memorie di quei momenti e di riflettere sulle lotte per la libertà e la giustizia. L’atto di richiamare l’attenzione su tali circostanze è cruciale per comprendere come l’Italia abbia affrontato il suo passato.
Struttura e tematiche dell’opera
“Il caso Pertini” si struttura come un gioco di memoria, in cui la giornalista Barbara Barclay Carter, l’unica corrispondente straniera presente durante il processo, interpreta una narrazione che ci guida attraverso eventi drammatici. Lo script di Abbadessa riesce a riportare in vita i personaggi del momento: dalla folla divisa tra fascisti e antifascisti alle figure emblematiche come Rosselli e Pertini, la rappresentazione teatralizza una storia di conflitti, ideali e speranze.
Un elemento significativo della produzione è l’accuratezza nella resa dei dialoghi e nelle interazioni tra i personaggi. La scrittura di Abbadessa è incisiva e riesce a catturare l’intensità del conflitto politico dell’epoca. Sul piano musicale, D’Aquila ha optato per melodie che sostengono il testo senza sovrastarlo, cercando un equilibrio tra il canto e la musica, e creando una cornice sonora che arricchisce l’esperienza totale.
Elementi tecnici e performance
La regia di Elisabetta Courir ha saputo creare un’ambientazione evocativa e ben organizzata. La disposizione scenica, curata da Francesca Marsella, utilizza elementi come tavoli, sedie e giornali, che insieme costruiscono un ambiente che comunica un’idea di indeterminatezza e transitorietà . Questo spazio diventa metafora della precarietà della libertà durante il regime fascista.
L’orchestra, diretta da Davide Massiglia, ha accompagnato l’intero spettacolo con precisione, garantendo una lettura fluida e coerente. Il coro, preparato da Gianluca Ascheri, ha contribuito a rendere l’atmosfera intensamente viva.
Il cast si è dimostrato particolarmente all’altezza: Manuela Custer ha interpretato la figura di Barbara con grande presenza, mentre Matteo Mezzaro ha dato vita a Carlo Rosselli con energia. Michele Patti, nel ruolo di Sandro Pertini, ha saputo restituire la sua complessità e passione, mentre Raffaele Barca, nel ruolo del giudice, ha enfatizzato le tensioni interne a quel contesto giuridico e sociale.
Quest’opera non è solo un racconto di eventi passati, ma anche un invito a riflettere su una memoria storica che deve continuare a vivere, affinché le lezioni del passato possano insegnare qualcosa alle generazioni future.
Ultimo aggiornamento il 10 Novembre 2024 da Sofia Greco