Rifiuti tossici interrati sotto lo stadio di Casal di Principe: un «pericolo» per la salute pubblica

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Rifiuti tossici interrati sotto lo stadio di Casal di Principe: un «pericolo» per la salute pubblica - Fonte: Ansa | Gaeta.it

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Nel cuore di Casal di Principe, un caso inquietante sta emergendo dalle aule del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. I rifiuti interrati dal clan dei Casalesi sotto lo stadio comunale, secondo le testimonianze di un funzionario dell’ARPA Campania, avrebbero contaminato le falde acquifere, con seri rischi per la salute della popolazione. Questo articolo esamina il processo in corso e le implicazioni di quanto scoperto.

Il contesto del processo

La DDA di Napoli e il ruolo dei pentiti

Il processo che coinvolge esponenti di spicco del clan dei Casalesi affonda le radici nelle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, partite nel 2014. Grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti, gli inquirenti hanno potuto avviare scavi nei pressi dello stadio di Casal di Principe, rivelando una verità scomoda: oltre 150mila metri cubi di rifiuti pericolosi interrati.

Questi rifiuti non sono assolutamente banali; contengono materiali tossici, tra cui amianto e scarti derivanti da demolizioni. Questi dettagli inquietanti, presentati nel processo attualmente in corso, offrono uno spaccato di una realtà in cui gli interessi illegali si mescolano con la salute pubblica. La testimonianza del funzionario dell’ARPA Campania al processo è cruciale per comprendere la gravità della situazione.

La scoperta dei rifiuti tossici

I risultati degli scavi e le analisi del suolo

Durante gli scavi effettuati a una profondità di cinque metri, sono stati scoperti strati di rifiuti stratificati, che hanno determinato preoccupazioni crescenti tra le autorità locali e i cittadini. I sondaggi successivi hanno ulteriormente confermato la presenza di materiali pericolosi. Attraverso l’analisi del suolo, è stato accertato che uno strato superficiale si trovava a meno di sette metri di profondità, mentre i rifiuti erano stati rinvenuti fino a profondità di 13 metri.

Il tecnico ARPAC ha anche spiegato che la stratificazione dei rifiuti ha creato un avvallamento di circa 20 metri di spessore, rendendo la situazione ancor più critica. Questi dettagli non solo evidenziano la quantità di materiali tossici sepolti, ma pongono interrogativi inquietanti sulla gestione e il monitoraggio del territorio da parte delle autorità competenti. Il potenziale inquinamento delle falde acquifere è un tema che preoccupa non solo le istituzioni, ma anche i cittadini di Casal di Principe e dei comuni limitrofi.

Gli imputati del processo

I nomi di spicco e il clan dei Casalesi

Il processo per i rifiuti tossici della camorra ha come imputati alcuni dei nomi più noti del clan dei Casalesi. Tra questi, spicca Walter Schiavone, noto anche come il fratello di Francesco “Sandokan” Schiavone, una figura emblematica del potere camorristico. La sua villa in stile Scarface è diventata un simbolo di un’epoca di intollerabili abusi di potere e controllo criminale. Un altro importante accusato è Francesco Schiavone, conosciuto come “Cicciariello”, cugino di Walter e Francesco “Sandokan”.

In aggiunta a questi nomi, il processo coinvolge anche importanti esponenti del clan, come Nicola Pezzella e Luigi D’Ambrosio. La rete di collaborazioni e complicazioni all’interno del clan dei Casalesi è preoccupante e mette in luce l’intreccio tra criminalità organizzata e gestione dei rifiuti, con potenziali implicazioni per la salute pubblica e l’ambiente.

Il ruolo del comune nella lotta ai rifiuti tossici

L’azione legale di Casal di Principe

In questo scenario complesso, il Comune di Casal di Principe ha deciso di costituirsi parte civile nel processo, sotto la rappresentanza dell’avvocato Giovanni Zara. L’azione legale non è solo un gesto simbolico, ma una reale volontà di combattere contro un fenomeno che ha messo in pericolo la vita dei cittadini.

L’impegno del comune per la salute pubblica è fondamentale in un momento in cui la sensibilizzazione sui temi ambientali e sulla giustizia sociale appare più che mai necessaria. La costituzione di parte civile, infatti, rappresenta non solo una risposta giuridica, ma anche un atto solidale verso una comunità colpita da anni di abusi e illegalità. Il percorso legale che si snoda dinanzi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere richiede attenzione, in quanto potrebbe portare a sviluppi significativi riguardo la gestione dei rifiuti e a un ripristino della legalità nel territorio.

Ultimo aggiornamento il 17 Settembre 2024 da Sara Gatti

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