Il 24 febbraio 2025 segnerà il terzo anniversario dell’inizio del conflitto in Ucraina. Monsignor Oleksandr Yazlovetskiy, vescovo ausiliare di Kyiv-Zhytomyr, ha rilasciato un’intervista ai media vaticani in cui esprime sentimenti di gratitudine ma anche di pesantezza, evidenziando la complessità della situazione attuale in Ucraina. Il suo messaggio è pervaso da una profonda consapevolezza delle sfide che il paese sta affrontando, ma anche da una speranza radicata in una fede collettiva che continua a sostenere il popolo ucraino.
I sentimenti di gratitudine e ingiustizia
Monsignor Yazlovetskiy inizia annotando il grande sentimento di gratitudine che pervade la nazione nonostante i tre anni di conflitto. La comunità ucraina riconosce il supporto ricevuto dalla comunità internazionale, che ha dimostrato una resistenza esemplare nei confronti di un aggressore decisamente potente. La Russia ha occupato circa l’11% del territorio ucraino e le cicatrici del conflitto si fanno sentire nel quotidiano della vita civica. Ogni notte, i bombardamenti e gli attacchi aerei creano un clima di paura e incertezza, rendendo le famiglie vulnerabili e in costante allerta.
La lotta per la cultura e la lingua ucraina è un altro elemento centrale nel discorso di Yazlovetskiy. La continuità della cultura e della lingua, nonostante le violenze e le perdite, rappresenta un traguardo significativo per il popolo. La preghiera e la fede hanno svolto un ruolo cruciale, con il Santo Padre che ha già espresso la sua vicinanza al popolo ucraino. La comunità cattolica ha dedicato ciascun anno del conflitto a temi religiosi significativi, sottolineando la cercata pace e la misericordia divina.
Ma il vescovo mette in evidenza anche il profondo senso di ingiustizia che accompagna questa gratitudine. La guerra ha colpito i civili, con statistiche allarmanti che parlano di migliaia di morti, feriti e bambini deportati. Anche se il popolo si volge verso Dio, le cicatrici lasciate dalla guerra continuano a farsi sentire, rendendo difficile la speranza in un futuro di pace. La disperazione è un sentimento tangibile, soprattutto quando la comunità percepisce l’impatto delle perdite quotidiane, che non si fermano mai.
Iniziative di preghiera e solidarietà
In vista di questo anniversario cruciale, la comunità cattolica ha progettato iniziative significative per onorare la giornata del 24 febbraio. Monsignor Yazlovetskiy sta collaborando con i vescovi per redigere un appello che guiderà le celebrazioni in questa data ricorrente. La chiamata alla preghiera e al digiuno è fondamentale, non solo per ricordare il sacrificio dei soldati ucraini, ma anche per offrire supporto psicologico e spirituale a tutti coloro che hanno subito le conseguenze della guerra.
La giornata non sarà solo un momento di riflessione, ma anche di azione. Caritas-Spes, della quale Yazlovetskiy è presidente, ha organizzato una preghiera comune con la Chiesa greco-cattolica, al fine di ricordare l’importanza della solidarietà e della speranza. La scelta della chiesa di San Nicola a Kyiv come luogo simbolico di incontro ha un significato profondo: questo edificio, che ha servito come magazzino umanitario per i beni distribuiti in Ucraina, è diventato testimone della resilienza della comunità.
Durante la preghiera, saranno espressi riconoscimenti agli aiuti ricevuti, siano essi materiali o spirituali, e si rifletterà sull’importanza della pace per il paese, per l’Europa e per il mondo intero. La celebrazione di questa giornata rappresenta un messaggio collettivo di speranza e perseveranza.
Sfide umanitarie in Ucraina
La dimensione umanitaria del conflitto in Ucraina continua a essere una delle sfide più urgenti. Caritas-Spes, con oltre 54 centri di aiuto distribuiti in tutto il paese, sta cercando di soddisfare le esigenze immediate di una popolazione esausta e traumatizzata. Le necessità comprendono la distribuzione di alimenti, beni essenziali e supporto psicologico, con un occhio di riguardo ai bambini colpiti dalla guerra.
Monsignor Yazlovetskiy sottolinea anche la grande difficoltà di fornire assistenza a coloro che sono costretti a vivere in zone di combattimento o a fare ritorno dopo essere stati sfollati. Molti progetti sono stati avviati per sostenere bambini con disabilità e anziani che stanno affrontando quotidianamente gravi difficoltà. La partnership con oltre 100 organizzazioni internazionali ha portato a un significativo supporto economico, ma come evidenzia il vescovo, c’è una diminuzione dell’aiuto rispetto ai primi mesi del conflitto.
La collaborazione con le Caritas di altri paesi, in particolare europei, ha mostrato un chiaro segno di solidarietà, ma la necessità di un supporto continuativo rimane essenziale. I fondi e le risorse sono vitali per poter realizzare progetti e garantire un aiuto significativo e continuativo alla popolazione ucraina, in un momento di crescente bisogno.
La prospettiva di pace e solidarietà
Monsignor Yazlovetskiy chiude le sue riflessioni lanciando un messaggio di unità e preghiera a tutti i cattolici del mondo. La guerra in Ucraina non è un conflitto isolato, ma un campanello d’allarme per la comunità globale. C’è un richiamo ad allineare le forze per combattere contro l’ingiustizia e il dolore che il conflitto porta. È un invito a riflettere su come le speranze di pace debbano unirci, non solo nel contesto ucraino, ma anche in un mondo che spera in una stabilità duratura.
La comunità cattolica è chiamata a sostenere non solo spiritualmente, ma anche attraverso azioni concrete che possano portare un cambiamento. Il messaggio è chiaro: non è solo la pace in Ucraina a essere in gioco, ma anche la stabilità per tutto il continente e per l’intero pianeta. La preghiera e la solidarietà possono non solo alleviare le sofferenze, ma rappresentare anche un potente strumento di cambiamento, non solo per l’Ucraina ma per l’intero mondo, in un momento che richiede più che mai unità e compassione.