La meditazione guidata da un religioso cappuccino durante gli Esercizi Spirituali di Quaresima alla Curia Romana ha offerto spunti di riflessione sulla distanza della società contemporanea dal concetto di morte. La lezione mette in luce la necessità di affrontare la finitezza della vita, sottolineando come l’incarnazione rappresenti un atto d’amore profondo di Dio nei confronti dell’umanità.
L’illusione di immortalità nella società contemporanea
La nostra epoca è caratterizzata da una crescente illusione di immortalità, alimentata dagli avanzamenti tecnologici e dal benessere materiale. Questo fenomeno sembra portare a una negazione dei limiti umani, incidendo profondamente sul modo in cui ci relazioniamo con la vita e con la morte. Spesso la Chiesa stessa si troverebbe a fatica a ridimensionare questo approccio, perdendo così l’opportunità di dare una testimonianza autentica sul Regno di Dio.
La rimozione del sentimento della morte, così come denunciato durante la meditazione, si traduce in una difficoltà a vivere l’attesa serenamente. La modernità sembra incoraggiare una frenesia costante, inducendo le persone a focalizzarsi su una vita di impegni e attività, mentre la riflessione interiore viene trascurata. Questa paura inibisce le scelte definitive, generando un clima di disimpegno e la pericolosa illusione di poter sempre tornare sulle proprie decisioni.
La perdita del senso della morte e la sua accettazione
L’allontanamento dalla morte ha anche annullato rituali e linguaggi che un tempo fornivano un supporto importante nel fronteggiare la morte con dignità e coraggio. Nella contemporaneità, il morire ha assunto spesso i connotati di un evento mediatico o è diventato un problema da risolvere mediante interventi medici, privando così il passaggio da una vita all’altra del suo significato profondo. Questo scollamento dalla mortalità rende difficile affrontare la vita con una visione di speranza, tipica della tradizione cristiana.
Per contrastare questo trend, si dovrebbe guardare all’insegnamento di San Francesco d’Assisi, che descrive la morte come “sorella”, un invito radicale a riconoscere la finitudine umana come parte di un percorso che porta all’eternità. Questo cambiamento di prospettiva porterà a una accettazione della vita in tutte le sue sfumature, inclusi i limiti e le esperienze di perdita.
L’amore come risposta al peccato e alla paura
Il peccato, spesso inteso come un uso distorto della libertà, è frutto del tentativo di sfuggire alla precarietà esistenziale. Tuttavia, come indicato dalle parole di San Giovanni, l’unico antidoto a questa condizione è l’amore. La sua manifestazione concreta può esprimersi in gesti quotidiani, rafforzando le relazioni interpersonali e il legame con gli altri. L’atto di amare senza riserve porta a una trasformazione del limite in risorse per una vita piena e significativa.
Il messaggio centrale emerge dall’amore come azione che ci fa passare dalla morte alla vita, rivelando la natura profonda della nostra esistenza. Amare fino alla fine diventa non solo un modo di vivere, ma anche un modo di affrontare la vita e la morte, conferendo un significato all’esperienza umana.
L’incarnazione: una nuova comprensione della morte
Il messaggio di Cristo non consiste nell’eliminare la morte, ma nel trascenderla, ponendo l’accento su come questa possa essere trasformata. Attraverso l’incarnazione, Dio si è fatto partecipante della nostra esistenza e ha mostrato come affrontare la morte con coraggio. Questo aspetto dell’insegnamento cristiano suscita una riflessione profonda, suggerendo che la vera vita possa essere trovata solo abbracciando anche il tragico.
Il Vangelo di Marco evidenzia la paradossalità di un Dio che opera con la croce, rivelando che, nonostante la nostra eternità, siamo comunque mortali. Questo invito a vivere una fede autentica si contrappone al rischio di ridursi a un’adesione alla sola paura, ma esorta a perseguire una relazione di fiducia con Dio.
La scelta di essere testimoni dell’amore
La meditazione si chiude con un appello a vivere con autenticità come figli di Dio, rinnovando ogni giorno la nostra scelta di amare. Questo non è solo un ideale, ma una pratica concreta che si è affermata nel corso della storia, testimoniata da innumerevoli uomini e donne. L’invito è a intonare, con la propria vita, un canto d’amore, nel quale l’ideale dell’amore fino alla fine diventa un modo di affrontare la quotidianità e le sue sfide.
La riflessione offre quindi orizzonti nuovi per pensare alla vita, invitando tutti a ristabilire un legame profondo con i valori essenziali che definiscono la nostra esistenza e la nostra umanità.