Il dibattito sul decreto Milleproroghe ha preso forma all’interno del Parlamento, con l’emendamento dei relatori che proponeva la riammissione dei decaduti dalla rottamazione-quater e il rinvio per l’adesione al concordato preventivo biennale. Tuttavia, questa proposta ha sollevato tensioni all’interno della maggioranza e ha portato a una revisione della strategia. Con l’intento di semplificare il processo legislativo, si è deciso di rimuovere la parte riguardante il concordato, mantenendo solo la rottamazione per coloro che hanno già presentato richiesta. Questo cambiamento riflette le difficoltà di mediazione tra le diverse forze politiche, evidenziando la distanza tra le posizioni.
Pressioni e proposte della Lega
Nella cornice di queste discussioni, la Lega ha intensificato il suo impegno sul tema della rottamazione. Matteo Salvini, a pochi giorni dal consiglio federale dedicato alla pace fiscale, ha annunciato che il partito sta preparando una proposta da presentare agli alleati, rimanendo allineato con le promesse del programma elettorale. Questo incremento di attenzione sulla rottamazione-quinques ha generato malcontento tra le opposizioni, che continuano a mantenere una posizione ferma nei confronti del decreto Milleproroghe. Il Partito Democratico, attraverso le parole di Andrea Giorgis, ha evidenziato come gli argomenti trattati nelle loro proposte riguardassero questioni di carattere sociale, come le liste d’attesa, la carenza di personale medico e la povertà educativa. Tutte le misure presentate dal PD, tuttavia, sono state bocciate, con l’accusa rivolta alla maggioranza di favorire chi non rispetta gli obblighi fiscali.
L’ammontare delle contestazioni fiscali
Un aspetto significativo del dibattito riguarda l’enorme somma di contestazioni non riscosse, che, secondo il Sole 24 Ore, raggiunge i 1.275 miliardi di euro. Questo ammontare si traduce in circa 21.611 euro per ogni cittadino, neonati inclusi. Le regioni maggiormente coinvolte in questa situazione sono Lazio, Campania e Lombardia, che si posizionano in testa alla classifica delle inadempienze fiscali. I lavori al Senato per il decreto Milleproroghe sono iniziati poco prima di pranzo, ma l’atmosfera è subito apparsa tesa, complici le assenze del ministro Ciriani e l’opposizione forte da parte di PD e Alleanza Verdi e Sinistra , che hanno chiesto la rimozione dell’emendamento riguardante la rottamazione. Di fronte a oltre mille proposte di modifica, si è cercato di trovare un momento di mediazione attraverso riunioni informali, ma alla fine non sono emerse soluzioni concrete.
Scadenze imminenti e prossimi passi
La discussione sulla rottamazione e le relative scadenze ha assunto un’urgenza particolare, con la scadenza del 25 febbraio incombente. Per rispettare tale termine, il decreto deve essere approvato da entrambe le Camere, e la situazione al Senato è ancora in fase di prima lettura. Il direttore dell’agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, è intervenuto per chiarire la posizione del governo, indicando che ci sarebbero stati ulteriori approfondimenti sugli effetti delle misure proposte. Dopo un lungo pomeriggio di trattative, le parti sono giunte a un accordo, programmando una nuova convocazione per il giorno seguente, con l’intento di chiudere la discussione sul provvedimento. La prossima giornata promette di essere cruciale per definire il destino della riformulazione del decreto Milleproroghe e per affrontare le derive economiche che ne derivano.