Rimborsi da 442 mila euro: la Corte dei Conti sanziona 12 politici sul caso Mastrobuono

Rimborsi da 442 mila euro: la Corte dei Conti sanziona 12 politici sul caso Mastrobuono

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Rimborsi da 442 mila euro: la Corte dei Conti sanziona 12 politici sul caso Mastrobuono - Gaeta.it

La vicenda di Isabella Mastrobuono, ex dirigente della ASL di Frosinone, torna al centro dell’attenzione dopo che la Procura regionale della Corte dei Conti ha avviato un procedimento contro 12 esponenti politici, tra cui il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Accusati di aver causato un danno erariale di oltre 442 mila euro, questi politici devono ora rendere conto delle loro decisioni, che hanno conseguenze significative sia per i bilanci regionali che per la reputazione pubblica della politica laziale.

La denuncia di Isabella Mastrobuono e le pressioni politiche

La voce di una dirigente scomoda

Isabella Mastrobuono ha denunciato pubblicamente, attraverso un’intervista rilasciata nel 2022, di essere stata estromessa dalla ASL di Frosinone per non aver ceduto alle pressioni di uomini di spicco del Partito Democratico. Queste dichiarazioni hanno riacceso i riflettori su una situazione già controversa, legata alla gestione della sanità nella regione. Secondo Mastrobuono, il suo allontanamento nel 2017 non solo sarebbe stato immotivato, ma avrebbe rappresentato una chiara mancanza di trasparenza e correttezza da parte della giunta regionale.

La questione dei veti incrociati

La dirigente ha anche parlato di una guerra di veti incrociati all’interno del Partito Democratico che avrebbe condizionato negativamente le sue possibilità di riconferma. In particolare, il legame tra la ASL e il broker assicurativo Vladimiro De Angelis, fratello di un esponente del PD, ha sollevato interrogativi su possibili conflitti di interesse. Mastrobuono ha affermato che la sua carriera è stata ostaggio di dinamiche politiche che trascendevano le meritorie valutazioni delle sue performance.

I risultati non considerati e le mancate riconferme

Valutazione dei risultati raggiunti

Nel momento in cui la giunta di Zingaretti ha deliberato il “licenziamento” della dirigente Mastrobuono, le motivazioni addotte sono state definite dai giudici contabili “illogiche”. La Corte dei Conti evidenzia che la decisione si è basata su una “non corretta considerazione dei risultati raggiunti”. Mastrobuono, infatti, aveva ottenuto punteggi eccellenti nella sua valutazione, in particolare per l’efficace gestione delle liste di attesa, con un punteggio pari a 7,4 su 10.

Le azioni legali e il reintegro

Dopo il suo allontanamento, Mastrobuono ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale che le ha dato ragione, ordinando il reintegro. Tuttavia, il governo regionale ha ignorato il provvedimento, proseguendo con veloci ricorsi che hanno perdurato nel tempo. Tale situazione ha determinato un contenzioso dannoso per la Regione Lazio, sia in termini di risorse umane che finanziarie.

Le ripercussioni legali e reputazionali

Danno economico e reputazionale

Il caso Mastrobuono ha generato un clima di frustrazione e insicurezza nel sistema sanitario regionale. Potrebbero derivarne gravi conseguenze per i politici coinvolti, in particolare per quanto riguarda la loro immagine pubblica. La Corte dei Conti ha evidenziato che la condotta dei politici e della giunta di Zingaretti ha esposto la Regione a un danno reputazionale significativo, aggravato dal forte interesse mediatico che circonda l’intera vicenda.

Responsabilità politiche e amministrative

In base all’indagine, la corte ha stabilito chiaramente che le responsabilità sono riconducibili ai vertici politici che hanno deciso la decadenza di Mastrobuono. Gli atti e i provvedimenti adottati, secondo i giudici, evidenziano una negligenza grave e un’assenza di correttezza. Le conseguenze di queste decisioni non solo hanno falcidiato le finanze regionali ma hanno anche influito negativamente sulle vita pubblica, sollevando interrogativi etici e politici in un contesto già complesso come quello della sanità laziale.

Il drammatico epilogo di questa situazione pone la necessità di una revisione dei meccanismi di gestione della sanità pubblica e della trasparenza decisionale nel governo regionale.

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