Rinnovare il teatro italiano: domande e risposte da Massimiliano Bruno

Rinnovare il teatro italiano: domande e risposte da Massimiliano Bruno

Massimiliano Bruno presenta “Lo stato delle cose” al Teatro Parioli, un progetto innovativo che valorizza giovani attori e autori, affrontando le sfide della drammaturgia contemporanea e la libertà di espressione.
Rinnovare il teatro italiano3A Rinnovare il teatro italiano3A
Rinnovare il teatro italiano: domande e risposte da Massimiliano Bruno - Gaeta.it

La scena teatrale italiana si trova attualmente di fronte a sfide importanti legate alla drammaturgia contemporanea, alla regia e ai giovani attori. Massimiliano Bruno, regista e autore, approfondisce questa tematica attraverso il suo spettacolo “Lo stato delle cose“, che torna in scena al Teatro Parioli Costanzo di Roma dal 15 gennaio al 26 gennaio. Questo progetto segna una significativa evoluzione rispetto alla prima edizione, con un cast di giovani artisti e testi scritti da una nuova generazione di autori.

Un’esperienza teatrale innovativa

Nel nuovo format, Bruno ha voluto rimaneggiare la sua visione artistica, portando sul palco un ensemble di 30 giovani attori, selezionati anche da un percorso di formazione chiamato “Grande slam“. Come evidenzia lo stesso regista, il cambio di direzione consiste nell’utilizzare testi redatti da dieci giovani autori, presentati da altrettanti registi. Il concetto centrale dello spettacolo è la proposta di ‘corti‘ teatrali, che comprendono storie malinconiche, romantiche e momenti di ilarità. L’obiettivo è fornire una piattaforma a una generazione che merita attenzione e opportunità.

Bruno mette in rilievo l’importanza di dare spazio ai giovani talenti, evidenziando come il panorama attuale presenti una mancanza di iniziative che li valorizzino. “Il resto sta al talento e alla fortuna dei singoli”, afferma, incoraggiando la vitalità creativa dei partecipanti. Gli spettacoli che andranno in scena nelle due settimane di programmazione presenteranno cast diversi, garantendo così una varietà di esperienze sia per gli attori che per il pubblico. Un’iniziativa simbolica che, con il passare del tempo, mira a contrastare un sistema teatrale stagnante e poco ricettivo alle novità.

La generazione degli artisti contro il tempo

Bruno ha sollevato una questione cruciale riguardo al ricambio generazionale nel mondo del teatro. La sua osservazione sui 50-60enni che dominano la scena è alquanto rivelatrice. Questi artisti, sebbene rispettati e ben accolti dal pubblico, suscitano interrogativi sulla mancanza di nuove voci. “Non so se come una volta mi ha detto Mannarino ci sia una guerra tra vecchi e giovani, ma certamente è difficile per i nuovi arrivare”, spiega il regista.

A rendere più complessa questa situazione ci sono anche i pochi autori nuovi che scrivono per il teatro. Bruno ricorda con nostalgia i tempi in cui giovani talenti come lui riuscivano a esprimersi con successo. “Avevo solo 27 anni quando ho dato vita al monologo ‘Gli ultimi saranno gli ultimi'”, afferma. Oggi, la difficoltà nel trovare nuove penne nel panorama teatrale è palpabile. Le istituzioni sembrano essere costantemente alla ricerca di drammaturgie fresche, ma il reperimento di nuove idee si sta rivelando un compito arduo.

La libertà di espressione nel teatro

Un tema ricorrente nel discorso di Bruno è la questione della libertà di espressione per gli autori. La tendenza a conformarsi a norme di ‘politicamente corretto‘ ha, secondo lui, impattato negativamente la scrittura teatrale, limitando la possibilità di affrontare temi e situazioni in modo diretto e provocatorio. Un autore, per Bruno, non dovrebbe mai sentirsi vincolato a difendere una posizione o a scusarsi per le proprie idee.

La libertà di espressione è fondamentale per la creazione artistica. Conciliare esigenze espressive e il fenomeno della cultura woke può portare a scritture insipide e poco incisive. Bruno, con una visione provocatoria, osserva che le pressioni sociali dovrebbero coexistere con la capacità di trattare argomenti complessi senza timore di offendere. “Se non possiamo dire quello che vogliamo, rischiamo di perdere la forza e l’originalità del nostro messaggio”, conclude.

Con la sua iniziativa al Teatro Parioli, Massimiliano Bruno non solo offre un palcoscenico ai giovani talenti, ma invita anche a riflettere su un sistema teatrale che ha bisogno di riconsiderare le sue priorità. Una visione espansiva che, sebbene arricchita da esperienze passate, guarda con aspettativa al futuro.

Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Laura Rossi

Change privacy settings
×