Le recenti indagini sul caso dell’orsa Amarena, esemplare simbolico del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, hanno portato a un importante sviluppo legale. È stato richiesto il rinvio a giudizio per l’uomo accusato di averla uccisa. L’udienza preliminare si svolgerà il 23 dicembre 2023 presso il Tribunale di Avezzano, mentre l’Organizzazione internazionale protezione animali ha annunciato la sua intenzione di costituirsi parte civile nel processo.
La vicenda dell’orsa Amarena
L’orsa Amarena è stata uccisa la notte del 31 agosto 2023 nella periferia di San Benedetto dei Marsi, in provincia de L’Aquila. La morte dell’animale ha suscitato una vasta indignazione, dato che l’orsa era riconosciuta come uno dei simboli del Parco nazionale. Il colpo mortale è stato sparato con un proiettile calibro 12, che ha perforato il polmone dell’orsa, causando la sua morte.
Il soggetto accusato, Andrea Leombruni, è stato prontamente identificato dalle autorità, alla luce delle evidenze raccolte. Dopo le indagini condotte dal Pubblico Ministero Maurizio Maria Cerrato, si è giunti alla conclusione che l’indagato ha agito con intenzione di uccidere, non in un momento di panico o per allontanare l’animale. La perizia balistica ha chiaramente confermato che il colpo è stato esploso da una distanza ravvicinata con l’intento di arrecare danno.
Le conseguenze per i cuccioli di Amarena
All’indomani della tragedia, il Parco nazionale ha comunicato che i due cuccioli di Amarena erano stati avvistati e sembravano in buone condizioni di salute. Dopo un iniziale periodo di separazione, i piccoli si sono riuniti e stanno affrontando la vita da orfani in modo sorprendentemente positivo. Il 3 novembre, nuove comunicazioni dal Parco hanno confermato il buono stato di salute dei due cuccioli, sottolineando la resilienza di questi giovani orsi nella difficile situazione in cui si trovano.
L’assenza della madre rappresenta un grande cambiamento nella loro vita, ma, fortunatamente, gli operatori del Parco stanno monitorando attentamente il loro sviluppo. Le autorità, in collaborazione con l’Oipa e altre organizzazioni, stanno lavorando per garantire un futuro migliore ai cuccioli, proteggendoli e assicurandosi che possano crescere in un ambiente sicuro e sano.
La posizione dell’Oipa e la risposta del sistema giudiziario
L’Organizzazione internazionale protezione animali ha preso in mano la situazione fin dall’inizio e ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica. Nell’apprendere la chiusura delle indagini, l’Oipa ha espresso il desiderio di partecipare attivamente al processo come parte civile. Un portavoce dell’associazione ha dichiarato che “la giustizia farà il suo corso, anche se non restituirà Amarena ai suoi figli e a questa vita.” Queste parole riflettono il desiderio di vedere una giusta condanna per chi ha commesso un crimine così atroce.
Le accuse formulate contro Leombruni includono l’uccisione di animali con l’aggravante della crudeltà, oltre all’utilizzo di esplosivi in un’area abitata. L’Oipa ha messo in evidenza la pericolosità sociale di tali comportamenti, augurandosi che la giustizia possa servire da deterrente per atti simili in futuro. Il clima di odio verso i grandi carnivori, alimentato da alcune frange politiche nel paese, è un’altra questione su cui l’associazione pone forte attenzione, auspicando una condanna esemplare nei confronti dell’indagato.
La decisione finale della giustizia sarà attesa con trepidazione da chi si è schierato dalla parte degli animali e della loro protezione, in un contesto in cui la tutela della fauna selvatica è sempre più fondamentale per la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi.