All’udienza di incidente probatorio in corso al Tribunale di Rimini, il genetista forense Emiliano Giardina ha comunicato risultati deludenti riguardo all’analisi del Dna nel caso dell’omicidio di Pierina Paganelli, la donna di 78 anni assassinata il 3 ottobre 2023. Sebbene Giardina abbia sottolineato che il risultato negativo è comunque parte del processo, la mancanza di corrispondenza fra il materiale biologico analizzato e l’indiziato Louis Dassilva solleva interrogativi sulle indagini in corso. L’udienza prosegue con l’esame di ulteriori prove audio e video.
I riscontri di Giardina sull’analisi del Dna
Al termine dell’udienza di oggi, Emiliano Giardina, genetista dell’Università di Tor Vergata, ha dichiarato che non è stata riscontrata alcuna corrispondenza tra il Dna dell’indiziato e il materiale biologico prelevato dalla scena del crimine. L’analisi si è concentrata su vari reperti, compresi quelli raccolti nel garage di via del Ciclamino, dove è avvenuto il delitto. Giardina ha spiegato che il suo compito era di analizzare i reperti e relazionare sugli esiti, senza poter trarre conclusioni su come tali risultati potessero influenzare l’indagine.
Secondo quanto riferito, l’analisi delle chiavi e del telecomando appartenenti alla vittima non ha prodotto risultati apprezzabili, frustrando ulteriormente le aspettative degli investigatori. “Abbiamo svolto il nostro lavoro nel migliore dei modi, ma in questo settore a volte ci si trova ad affrontare difficoltà significative,” ha aggiunto Giardina, evidenziando la natura complessa del lavoro svolto.
L’assenza di prove dirette che possano legare Dassilva al delitto lascia cadere un velo di incertezze sulle prossime fasi dell’indagine e sull’effettiva responsabilità dell’indiziato. Anche se gli avvocati difensori hanno accolto con favore questa mancanza di evidenza, il clima rimane teso in vista degli sviluppi futuri.
Lo stato dei reperti e l’effetto della contaminazione
I reperti della scena del crimine, in particolare gli indumenti della vittima, sono stati oggetto di preoccupazioni relative alla loro conservazione. Secondo le indagini, i vestiti di Pierina Paganelli sarebbero stati contaminati da muffa a causa di un cattivo stato di conservazione, il che avrebbe compromesso la possibilità di recuperare o analizzare il Dna. Questo ha reso impossibile per gli inquirenti confermare la presenza di Louis Dassilva sul luogo del delitto, un fattore cruciale per costruire un caso solido contro di lui.
L’impossibilità di rintracciare Dna significativo non solo ostacola le indagini, ma contribuisce anche a creare un clima di diffidenza attorno alle procedure investigative. La questione della contaminazione è una problematica ampiamente discussa nel campo della criminologia e mette in luce l’importanza di mantenere standard elevati nel trattamento e nella conservazione delle prove.
La difesa di Dassilva, rappresentata dagli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, ha utilizzato tali informazioni a loro favore nel tentativo di smontare le accuse, evidenziando la mancanza di evidenze concrete.
Prossimi passi nell’udienza di Rimini
L’udienza continua con ulteriori prove, tra cui i risultati di una telecamera di sorveglianza situata vicino alla farmacia di via del Ciclamino, così come l’analisi dei dispositivi mobili legati al caso. Questi elementi potrebbero rappresentare una quota fondamentale per accertare la verità sui fatti accaduti e stabilire se Dassilva possa essere associato, in qualche modo, all’omicidio di Pierina Paganelli.
Le prossime ore saranno decisive per il futuro di questo processo, che ha già suscitato un’ampia copertura mediatica e un forte interesse pubblico. Resta da vedere come le nuove prove potrebbero incidere sul proseguo del caso e se emergeranno altre piste da esplorare.