Ripulire l'ex campo rom di Milano: un costo di 9,3 milioni di euro e i problemi irrisolti

Ripulire l’ex campo rom di Milano: un costo di 9,3 milioni di euro e i problemi irrisolti

Milano affronta una complessa bonifica dell’ex campo rom di via Bonfadini, con costi saliti a 9,3 milioni di euro e problematiche burocratiche che complicano l’intervento e generano tensioni sociali.
Ripulire l27ex campo rom di Mil
Ripulire l'ex campo rom di Milano: un costo di 9,3 milioni di euro e i problemi irrisolti - Gaeta.it

Milano si confronta con una situazione critica: l’ex campo rom di via Bonfadini, da tempo abbandonato, necessita di un intervento di bonifica dal costo complessivo di ben 9,3 milioni di euro. Chiamato a gestire l’operazione, il Comune ha affidato l’incarico a Sogemi, la sua partecipata specializzata in servizi di igiene ambientale. Questo articolo esplora dettagliatamente i costi e le difficoltà legate alla rimozione dei rifiuti e delle carcasse di auto che hanno caratterizzato l’area, evidenziando le problematiche burocratiche e di gestione che si sono sommate nel tempo.

Il costo della bonifica di via Bonfadini

Il progetto di bonifica del campo rom di via Bonfadini è stato pianificato in diverse fasi, con costi progressivamente crescenti e un impatto notevole sulle finanze pubbliche. Il Comune di Milano ha iniziato a prendere provvedimenti ufficiali nel 2018, ma solo nel 2021 si è concretizzato il primo appalto per la rimozione dei rifiuti dalla zona, fissando una spesa di 6,1 milioni di euro. Nel 2023, con ulteriori finanziamenti, il costo totale della bonifica ha raggiunto i 9,3 milioni di euro, mettendo a dura prova le casse comunali. I milanesi, attraverso il riaddebito dei costi, dovranno sopportare questo onere presentandosi come una delle aree più declassate del Paese, in uno stato di illegalità e degrado.

La situazione si complica ulteriormente per la presenza di amianto e altre forme di inquinamento, richiedendo un’attenzione speciale e ulteriori risorse rispetto a quanto inizialmente pianificato. Le carcasse di auto abbandonate e le montagne di rifiuti hanno trasformato l’ex campo rom in una vera e propria emergenza ambientale. Con la gestione del caso affidata a Sogemi, si è sperato in un intervento mirato e rapido, ma i risultati sono stati deludenti.

La cronistoria degli interventi dal 2018 ad oggi

La cronistoria del processo di pulizia dell’area è densa di documenti ufficiali e passaggi burocratici che mettono in luce inefficienze e ritardi. Il primo tentativo di affrontare la situazione avvenne con un’ordinanza sindacale nel settembre 2018, che però non venne mai attuata. Solo tre anni più tardi, nel 2021, venne avviata la rimozione dei rifiuti, ma non senza problematiche: il tempo di approvazione e i vari passaggi necessari hanno allungato di molto i tempi di intervento. A ciò si sono aggiunti ritardi nella concessione delle necessarie autorizzazioni, che hanno amplificato il problema e necessitato di revisioni e integrazioni di budget.

La situazione non è migliorata neanche nel 2023, quando Sogemi ha annunciato la necessità di ulteriori investimenti per far fronte ai materiali pericolosi trovati durante le operazioni. Questi ritardi, accentuati dalle cattive condizioni meteorologiche, hanno rallentato il processo di bonifica rendendo la situazione sempre più difficoltosa e costosa. Ogni attesa ha avuto il suo prezzo, e il Comune si è trovato a dover rifinanziare lavori che si pensava già conclusi, portando l’ammontare totale a 9,3 milioni di euro.

I problemi burocratici e le implicazioni sociali

Oltre ai costi e ai ritardi, il percorso di bonifica ha sollevato anche altre problematiche che vanno oltre la mera questione economica. La gestione delle operazioni ha messo in evidenza limiti e lacune delle normative vigenti e del sistema di autorizzazioni, creando dissidi tra i vari enti coinvolti. Anche il ritrovamento di maggiori quantità di amianto ha portato a interrogativi sui controlli e sulle procedure da seguire, suscitando preoccupazioni per la salute pubblica e per l’ambiente.

La questione dei nomadi che hanno abitato l’area non è solo una questione di pulizia, ma si intreccia con le politiche abitative del Comune. La decisione dell’amministrazione di rinforzare i servizi abitativi transitori per queste famiglie ha generato tensione sociale nei quartieri circostanti, già sotto pressione. Gli incidenti e le problematiche legate alla sicurezza, come subaffitti abusivi e atti di vandalismo, hanno alimentato sentimenti di malcontento tra i residenti delle zone interessate, aggravando ulteriormente la percezione di insicurezza.

Questo mix di problemi legati ai costi, alle procedure e alle implicazioni sociali evidenzia la complessità della situazione di via Bonfadini che attualmente rimane un nodo irrisolto all’interno della rete di servizi e della gestione della città di Milano. La questione della bonifica e della rinascita dell’area rappresenta una sfida per l’amministrazione e un punto di riflessione su come affrontare problemi di degrado urbano senza generare ulteriori conflitti sociali.

Ultimo aggiornamento il 28 Dicembre 2024 da Laura Rossi

Change privacy settings
×