Risarcimento di 227mila euro per Alberto Muraglia: la Cassazione conferma la sentenza

Risarcimento di 227mila euro per Alberto Muraglia: la Cassazione conferma la sentenza

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Risarcimento di 227mila euro per Alberto Muraglia: la Cassazione conferma la sentenza - Gaeta.it

Alberto Muraglia, l’ex vigile urbano di Sanremo divenuto famoso per le sue immagini che lo ritraggono intento a timbrare il cartellino in mutande, ha ricevuto il via libera a un risarcimento da parte del comune di Sanremo che ammonta a 227mila euro. La sentenza della Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte di Appello civile, chiudendo in modo definitivo una controversia che ha attirato l’attenzione nazionale e sollevato interrogativi sul licenziamento di dipendenti pubblici.

La vicenda di Alberto Muraglia e le sue conseguenze legali

La controversia legale che ha coinvolto Alberto Muraglia ha avuto inizio con il suo licenziamento, avvenuto a seguito di episodi giudicati non corretti dal comune di Sanremo. Il caso si è arricchito di risonanza mediatica quando le fotografie che mostravano Muraglia mentre compiva un gesto di ribellione, timbrando il cartellino in abbigliamento casual e provocatorio, sono state diffuse. La Corte di Appello si era già espressa sull’illegittimità di tale licenziamento, asserendo che Muraglia merita un risarcimento adeguato.

Nonostante il tentativo da parte del comune di Sanremo di ribaltare la decisione in appello, la Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la validità delle precedenti sentenze. Ne consegue un risarcimento lordo di 227.000 euro per l’ex vigile, che si traduce in circa 130.000 euro al netto delle imposte. Questo ammontare, però, non tiene conto di diversi fattori, quali le rivalutazioni Istat e le ferie non godute, secondo quanto affermato dagli avvocati di Muraglia.

Le osservazioni legali sulla sentenza

Alessandro Moroni, uno degli avvocati di Muraglia, ha commentato gli aspetti legati al risarcimento, evidenziando che gli importi devono essere soggetti a tassazione. Moroni ha sottolineato come il comune abbia apportato solo il minimo sindacale, ignorando altri diritti acquisiti dall’ex vigile. Inoltre, altre situazioni simili si stanno verificando nel comune di Sanremo, dove altri dipendenti potrebbero perseguire strade legali analoghe a seguito delle stesse irregolarità.

Il legale ha anche menzionato che Muraglia aveva scelto di risolvere il proprio contratto di lavoro, il che implica un diritto a ulteriori mensilità. L’avvocato ha messo in luce anche l’importanza della rivalutazione delle ferie non godute e delle spese legali sostenute durante il primo grado di giudizio, che potrebbero non essere state incluse nel risarcimento attuale.

Il sentiment di Alberto Muraglia dopo la sentenza

La battaglia giuridica si è trascinata per otto anni, un lasso di tempo durante il quale Muraglia ha sofferto per le conseguenze del suo licenziamento. Dopo la sentenza del giudice di lavoro di Imperia, Muraglia ha dato voce alla sua gioia e alla sua determinazione: “Solo l’idea di poter rivestire la divisa che mi hanno strappato di dosso in quel modo, facendomi soffrire come un cane per otto anni, mi farebbe dire che sono pronto a ri-niziare domani mattina”. Tuttavia, la decisione finale di Muraglia è stata quella di chiudere il rapporto con il comune, segnando così un punto di svolta nella sua vita professionale.

In sintesi, la vicenda di Alberto Muraglia si inserisce in un contesto più ampio, in cui tematiche come il conflitto tra diritto al lavoro e procedimenti disciplinari nel settore pubblico si mescolano a storie di resistenza personale in un periodo prolungato di incertezze. La sentenza della Cassazione non rappresenta solo una vittoria per Muraglia, ma apre anche una riflessione su come vengono trattati i dipendenti pubblici in situazioni analoghe.

  • Laura Rossi

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