Un episodio di violenza si è verificato alla stazione ferroviaria di Settimo Torinese, suscitando preoccupazione tra i cittadini e le autorità locali. Il 31 ottobre 2022, un uomo ha aggredito due membri di una stessa famiglia, un 62enne e un nipote di 35 anni, quest’ultimo con disabilità totale. L’aggressore, Mari Coulibaly, ora accusato di rapina e lesioni aggravate, avrà una pena richiesta di tre anni di reclusione. La giustizia in questo caso si sta avviando e i dettagli di quanto accaduto diventano sempre più chiari.
La dinamica dell’aggressione
L’incidente è avvenuto mentre le vittime si trovavano nella sala d’attesa della stazione, pronti a lasciare il luogo. Secondo quanto emerso, Coulibaly si sarebbe avvicinato a loro con insistenza, domandando 200 euro per necessità personali. Le sue richieste inizialmente verbali hanno presto assunto toni più violenti. Comportandosi in maniera aggressiva, ha iniziato a afferrare le vittime per il collo, tentando di impedire loro di lasciare la sala. Una situazione che ha portato il nipote a rifugiarsi nel bar adiacente.
La paura ha preso il sopravvento. Coulibaly ha seguito il giovane, spingendolo violentemente contro un tavolino, facendogli cadere gli occhiali e iniziando a strattonarlo. In quello scenario caotico, ha ripetuto la richiesta di denaro, arrivando a strappare il telefono di quest’ultimo, un Samsung A12, per poi nasconderlo nei propri pantaloni. Anche lo zio è stato vittima della rapina, con il cellulare sottratto in modo simile.
Questa aggressione si è conclusa con il furto di entrambi i telefoni, uno dei quali danneggiato durante l’alterco. Entrambi i familiari, oltre alle ferite fisiche, hanno dovuto affrontare lo shock emotivo di un’esperienza così traumatica.
Le conseguenze per le vittime
Le vittime sono state curate dagli operatori sanitari in seguito all’aggressione. A entrambi è stata diagnosticata una prognosi di tre giorni, a causa di abrasioni sul torace e sul collo, dolore al piede e un ematoma a un avambraccio. Se da un lato le ferite fisiche si sono curate, i danni psicologici, in particolare per il giovane con disabilità, sono stati significativi e persistenti. L’esperienza ha lasciato traumi che richiederanno tempo per essere superati.
La vulnerabilità del nipote, affetto da gravi problemi neurologici dalla nascita, ha reso l’aggressione ancora più sconcertante. È una condizione che aumenta la necessità di protezione, rendendo l’atto violento non solo riprovevole, ma anche un segno di profonda mancanza di rispetto per la dignità umana.
La posizione legale di Mari Coulibaly
Mari Coulibaly, 33 anni e originario del Mali, è attualmente accusato di rapina aggravata e lesioni personali. La Procura ha evidenziato le aggravanti legate alla sua condotta, sottolineando come l’aggressore abbia sfruttato la fragilità delle vittime per portare a termine il reato. Coulibaly risulta essere un ospite di un centro di accoglienza e si trova sottoposto a divieto di dimora.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Mattia Fiò, ha richiesto che il giudice prenda in considerazione la difficile condizione di vita dell’imputato, che vive in una situazione di marginalità e disagio. La discussione in aula è stata accesa, con il Pubblico Ministero che ha insistito sulla gravità dei fatti e ha chiesto una pena di tre anni di reclusione.
L’udienza ha sollevato un dibattito non solo sull’individuo direttamente coinvolto, ma anche sul contesto sociale in cui tali eventi si verificano. La sicurezza nelle stazioni e nei luoghi pubblici rappresenta un tema di rilevanza crescente, soprattutto in un periodo in cui la criminalità sembra manifestarsi in modi sempre più brutali.
Attesa di giustizia e ripercussioni sull’opinione pubblica
Con il giudice Edoardo Scanavino che si è riservato di prendere una decisione, l’udienza si è conclusa lasciando in sospeso il verdetto finale sulla fattispecie. La sentenza, che si attende nei prossimi giorni, segnerà un punto importante per le vittime e la comunità di Settimo Torinese, desiderosa di un segnale forte da parte dello Stato riguardo la violenza nei luoghi pubblici.
L’episodio ha scosso la cittadinanza, portando a riflessioni sulla sicurezza delle stazioni ferroviarie e sull’importanza di proteggere le persone più vulnerabili. La stazione di Settimo, quel giorno di fine ottobre, si è trasformata in un luogo di paura e angoscia, dove due innocenti si sono trovati protagonisti di una violenza inaudita. Mentre il processo prosegue, si spera in una risposta adeguata e in un messaggio di speranza per bombare le strade della giustizia.