Un episodio tragico ha scosso la città di Pescara nel giugno del 2024: l’omicidio di Christopher Thomas Luciani, noto tra gli amici con il soprannome ‘Crox‘. Ucciso con 25 coltellate, il sedicenne era in quel momento coinvolto in una faida legata a un piccolo debito di droga. Oggi, i due imputati minorenni che avrebbero commesso il reato non saranno presenti fisicamente in aula all’Aquila. Saranno collegati in video da strutture penali, mentre il Tribunale per i minorenni dell’Abruzzo discute il caso.
Il caso in aula
L’udienza per il processo di omicidio volontario è stata fissata per oggi, con l’accusa che ha chiesto una pena severa per i giovani coinvolti, vista la crudeltà del gesto e i motivi futili che l’hanno ispirato. I due ragazzi, che erano coetanei della vittima, possono seguire il dibattimento in videoconferenza: uno dal carcere minorile di Bari e l’altro dall’Istituto penale per i minori di Roma. Il Pubblico Ministero Angela D’Egidio ha presentato le sue richieste e si attende una sentenza a breve.
In precedenza, i due adolescenti avevano già fatto la loro comparsa in aula lo scorso 17 febbraio. Durante quest’udienza, è stata esaminata una perizia psichiatrica richiesta per uno dei due imputati, il principale aggressore. Questo ragazzo ha un passato segnato da gesti autolesionistici, e la perizia, redatta da esperti dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Università di Bologna, ha rivelato tratti di personalità problematica. Nonostante ciò, il giudizio psichiatrico ha confermato che il soggetto è in grado di affrontare il procedimento legale, il che potrebbe influire su eventuali attenuanti della pena.
La dinamica dei fatti
Secondo quanto riportato dalla Procura minorile, la sera del delitto, il sedicenne Christopher sarebbe stato attirato all’interno del Parco ‘Baden Powell’ da due ragazzi, accompagnati da un gruppo di amici. Una volta appartatosi con il primo aggressore, questo avrebbe colpito Luciani con dieci coltellate alla schiena. Successivamente, il coltello sarebbe stato passato all’amico, che ha infierito ulteriormente con altre 15 coltellate. Questo secondo ragazzo, figlio di un carabiniere, ha dichiarato di aver agito per difendersi, temendo per la propria vita.
Dopo aver compiuto l’atto violento, i due adolescenti e il resto del gruppo si sono recati al mare per sbarazzarsi dell’arma del delitto, senza rendersi conto delle conseguenze delle loro azioni. Tuttavia, uno degli amici, sopraffatto dal senso di colpa, ha confessato l’accaduto al proprio padre, portando l’attenzione delle autorità sull’omicidio.
Le fasi del processo e le attese
Oggi, nel corso dell’udienza a rito abbreviato, si prevede una discussione prevalentemente tecnica. I due imputati hanno già confessato e fornito un resoconto dettagliato dei fatti, supportato da registrazioni delle telecamere presenti nel parco. Le difese stanno lavorando per attenuare le condanne, cercando di ottenere una pena ridotta che potrebbe comportare l’abbandono del ricorso in appello. Le parti civili, rappresentate dagli avvocati Giacomo Marganella e Cecilia Ventura, si preparano a intervenire con richieste e argomentazioni per ottenere giustizia per la vittima e la sua famiglia.
La questione rimane aperta e questa giornata si preannuncia cruciale per il futuro dei due giovani coinvolti in questo tragico episodio, che ha segnato profondamente non solo le famiglie delle persone coinvolte ma anche l’intera comunità abruzzese.