Un grave episodio di violenza ha colpito la città di Latina, dove un ragazzo è rimasto gravemente ferito in seguito a una rissa tra gruppi di giovani. La madre della vittima ha preso la parola in un evento pubblico, attirando l’attenzione su un tema urgente e inquietante: l’omertà che circonda il fenomeno della violenza giovanile. La situazione, già critica, si aggrava a causa di episodi sempre più frequenti e preoccupanti.
La testimonianza di Tiziana Ferrantini
Quando si parla di violenza tra giovani, le parole di Tiziana Ferrantini, madre di Matteo, risuonano come un appello disperato. “Quello che in questo momento più mi addolora è l’omertà tra gli amici di mio figlio. In questo modo non riusciremo mai a sconfiggere la violenza“, ha dichiarato durante un evento organizzato dalla consigliera Pina Cochi al Circolo cittadino di Latina. La Ferrantini ha voluto portare la sua testimonianza per contribuire alla sensibilizzazione sul tema, consapevole che il silenzio e la reticenza dei ragazzi possono alimentare un clima di impunità e violenza.
Il contesto in cui si inserisce questo intervento è una serie di eventi preoccupanti: vandalismi nelle scuole, aggressioni a ragazzi innocenti e, ultimo ma non meno grave, il ferimento di un sedicenne con arma da taglio. Questi episodi non possono passare inosservati e richiedono una riflessione profonda su come affrontare la crescente aggressività tra i giovani. L’evento ha coinvolto diversi esperti del settore e rappresentanti delle istituzioni, mettendo in luce la necessità di un intervento coordinato tra scuole, famiglie e forze dell’ordine.
Il ruolo delle istituzioni e delle famiglie
Durante l’incontro, Pina Cochi ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento attivo di scuole, politica e istituzioni nella lotta contro il bullismo e la violenza. “L’educazione è un processo fondamentale che inizia in famiglia e si nutre delle interazioni sociali“, ha affermato, ribadendo il ruolo primario che genitori e educatori devono avere. La politica, secondo Cochi, deve fungere da supporto, ma è essenziale che siano le famiglie a prendersi la responsabilità di guidare e educare i giovani, affinché possano sviluppare empatia e rispetto per gli altri.
In un’epoca in cui episodi di violenza sembrano diffondersi in maniera trasversale, coinvolgendo anche ragazzi provenienti da contesti sociali abbienti, emerge la necessità di un’analisi approfondita delle cause e delle motivazioni che portano a tali atti. Questo tipo di violenza richiede una risposta collettiva, poiché non può essere affrontata unicamente attraverso misure punitive.
Spunti per un cambiamento
L’incontro ha visto la partecipazione di esperti e membri della comunità, tra cui la garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Monica Sansoni, che ha proposto strategie per il coinvolgimento attivo delle famiglie nella vita dei ragazzi. Le testimonianze di presidi e sociologi hanno arricchito il dibattito, evidenziando l’importanza della sinergia tra scuola e famiglie. Ad esempio, la dirigente scolastica Marina Rossi ha parlato di iniziative già attuate nel suo istituto, che hanno dimostrato di ridurre efficacemente i casi di bullismo.
Le esperienze condivise dalle varie scuole, come quelle del liceo artistico, dove il bullismo è stato affrontato con successo grazie alla collaborazione tra studenti e insegnanti, mostrano che è possibile realizzare un cambiamento positivo. Questi esempi pratici possono fungere da modelli per altre istituzioni e famiglie, incoraggiando un impegno collettivo per migliorare il clima giovanile.
Le parole di Tiziana Ferrantini e dei tanti relatori non possono rimanere isolate; devono spingere verso una mobilitazione di tutte le parti coinvolte per affrontare la violenza giovanile in modo efficiente e duraturo.
Ultimo aggiornamento il 27 Novembre 2024 da Marco Mintillo