La conferenza delle Nazioni Unite sul clima, nota come Cop 29, si apre a Baku in Azerbaigian mentre il mondo si trova di fronte a sfide climatiche crescenti. Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che il suo primo atto ufficiale sarà il ritiro dall’Accordo di Parigi, sollevando preoccupazioni globali sui futuri impegni climatici.
Le implicazioni del ritiro di Trump dall’accordo di Parigi
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Donald Trump è pronto a firmare l’ordine esecutivo per l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi il 20 gennaio, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca. Questa scelta era stata anticipata nel corso della campagna elettorale e segna una continuazione della sua posizione contro gli impegni presi dai precedenti governi. Infatti, Trump aveva già annullato l’adesione a questo accordo durante il suo primo mandato, suscitando ampie critiche sia a livello nazionale che internazionale.
L’Accordo di Parigi, sottoscritto nel 2015, si propone di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, con l’obiettivo ambizioso di limitarlo a 1,5 gradi. La decisione di ritirarsi da tale accordo non solo riflette un cambiamento nella politica ambientale americana, ma ha anche forti ripercussioni sugli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico. Con un aumento previsto della temperatura globale nel 2024, è cruciale capire come le politiche statunitensi influenzeranno le dinamiche globali.
La Cop 29: assenze importanti e sfide organizzative
La Cop 29, che si svolgerà dal 11 al 22 novembre a Baku, si apre in un contesto difficile, caratterizzato da molte assenze di leader mondiali. Tra i più noti, spiccano Donald Trump e il suo successore, il presidente uscente Joe Biden, insieme al presidente cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin, il premier indiano Narendra Modi e il presidente brasiliano Lula. La mancanza di figure chiave suggerisce un’assenza di impegno e azione collettiva nel risolvere la crisi climatica, un tema urgente che richiede cooperazione internazionale.
Le recenti catastrofi legate al clima, come le alluvioni devastanti in Valencia, mostrano chiaramente la necessità di interventi efficaci per affrontare il cambiamento climatico. I dati del servizio europeo di monitoraggio del clima Copernicus, che evidenziano un incremento delle temperature, pongono il mondo di fronte a una realtà in continua evoluzione. Nonostante i campanelli d’allarme, la Cop 29 si apre sotto l’ombra di un’imminente crisi climatica che richiede azioni concrete e decisioni politiche coraggiose.
Le posizioni di Trump sul cambiamento climatico
Donald Trump ha da sempre negato la realtà del cambiamento climatico, arrivando a definirlo un “complotto ideato dai cinesi” durante i suoi interventi pubblici. La sua visione riguardo le politiche energetiche e industriali degli Stati Uniti fonda il suo operato su un approccio di deregolamentazione. L’obiettivo principale è facilitare la produzione e il consumo di combustibili fossili, fra cui petrolio e carbone, riducendo contestualmente le normative ambientali.
La posizione di Trump contrastano nettamente con le preoccupazioni di scienziati e attivisti, i quali avvertono che il modello di sviluppo basato sui combustibili fossili porterà a conseguenze devastanti per il pianeta. Gli esperti mettono in guardia sull’emergere di eventi climatici estremi, che stanno già avendo un impatto tangibile sulle comunità di tutto il mondo.
Con l’inizio della Cop 29, il mondo guarda con apprensione alla direzione che prenderanno le politiche climatiche globali in assenza di alcuni dei protagonisti più influenti. Se le decisioni del nuovo presidente degli Stati Uniti saranno confermate, il futuro della cooperazione internazionale nella lotta contro il cambiamento climatico appare incerto e preoccupante.
Ultimo aggiornamento il 10 Novembre 2024 da Laura Rossi