Un capo di teschio umano è stato scoperto in un canale di irrigazione a Cadè, piccola frazione di Reggio Emilia, ieri pomeriggio. La scoperta ha attirato subito l’attenzione delle autorità locali e sta ora sfociando in un’indagine per chiarire l’origine e le circostanze di questi resti. Nel frattempo, la vicenda ha suscitato preoccupazione tra gli abitanti della zona, sollecitando l’intervento della polizia scientifica e della procura di Reggio Emilia.
La scoperta del teschio da parte dei bambini e la prima reazione in zona cadè
Durante il pomeriggio di ieri, cinque bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni si stavano intrattenendo vicino a un fossato nei pressi del parco “Il Naturone”, lungo la via Emilia verso Parma. Mentre giocavano, hanno fatto la macabra scoperta di un teschio umano parzialmente emerso dal fondo del canale di irrigazione, che in quel momento era in secca. Lo spavento ha fatto sì che i ragazzini lasciassero subito il luogo e andassero a raccontare quanto visto alle loro famiglie. I genitori, preoccupati, hanno subito allertato la polizia.
La tempestività della segnalazione ha permesso alle forze dell’ordine di intervenire rapidamente. Le volanti della polizia, guidate dalla dirigente Angela Cutillo, si sono immediatamente messe al lavoro per delimitare la zona e mantenere il posto sotto controllo, prevenendo possibili manomissioni. Anche i residenti della frazione hanno preso parte con attenzione al fermento suscitato dalla scoperta. Il sito è situato in un’area verde e tranquilla, tradizionalmente frequentata da famiglie e bambini.
L’intervento della polizia scientifica e gli accertamenti preliminari sulla natura dei resti
La questura di Reggio Emilia ha inviato sul posto la polizia scientifica per esaminare e repertare i resti rinvenuti. Oltre agli esperti della Scientifica, erano presenti anche figure specializzate della medicina legale e dell’antropologia forense. Le dottoresse Sara Mantovani e Laura Donato hanno coordinato le operazioni direttamente nella riva del fossato, lavorando con attenzione per raccogliere ogni possibile elemento utile alle indagini.
Il teschio è apparso subito umano, benché in condizioni di conservazione non ottimali. La sua esposizione alle intemperie e la permanenza nel canale hanno contribuito a deteriorarne alcune parti, complicando l’identificazione immediata. Gli esperti hanno evidenziato come la struttura sembri appartenere a una persona di sesso maschile, basandosi sulla conformazione ossea. La natura del ritrovamento, immerso in un canale di scolo soggetto a eventi meteorologici intensi, suggerisce che probabilmente i resti siano stati trasportati dall’acqua.
Le analisi da effettuare in laboratorio dovranno stabilire l’età del teschio e altre informazioni che permettano di costruire un quadro più preciso. Al momento nessuna ipotesi è stata esclusa: il teschio potrebbe appartenere a una persona scomparsa o vittima di vicende non ancora note. L’attenzione degli inquirenti è alta, con la necessità di procedere senza fretta ma con metodo rigoroso.
La procura di reggio emilia apre un’inchiesta per identificare il proprietario del teschio
L’arrivo delle pm Giulia Galfano e Denise Panatsoupolos ha segnato l’avvio formale di un’indagine presentata dalla procura di Reggio Emilia. L’ufficio giudiziario ha disposto una serie di accertamenti volti a interpretare le cause del rinvenimento e a risalire all’identità della persona cui quei resti fossero appartenuti. È stata fissata come priorità l’esame del Dna del teschio, strumento che potrebbe fornire dati certi per un riconoscimento e per eventuali confronti con archivi di persone scomparse.
La difficoltà maggiore riguarda proprio la datazione dei resti. La conservazione incerta e la possibile origine fluviale dei resti obbligano a usare tecniche specifiche per valutare il periodo a cui appartengono. Le ipotesi al momento considerate includono anche il possibile spostamento del teschio da un luogo diverso, per trasporto naturale durante l’ultima ondata di maltempo che ha colpito la zona con precipitazioni intense.
Le autorità mantengono il riserbo sui dettagli, ma confermano l’impegno per chiarire ogni aspetto del caso. Il coinvolgimento di più settori, tra cui medicina legale e antropologia, garantisce una cura approfondita nel trattamento delle informazioni raccolte. Il caso tiene sotto attenzione non solo le forze dell’ordine ma anche le comunità locali, che attendono risposte su quanto accaduto nel proprio territorio.