Il corpo di Vincenzo Chiaranda, alpinista friulano scomparso nel 1959, è stato ritrovato sulle Ande. Questo straordinario ritrovamento riporta alla luce una storia che affonda le radici nell’alpinismo italiano e nella sua eredità culturale. Chiaranda, originario di Grizzo di Montereale , ha dedicato la sua vita alla montagna, ed è proprio in una delle vette più alte del Sud America, il Mercedario, che il suo percorso è tragicamente terminato. L’articolo di seguito esplora i dettagli del ritrovamento, la vita dell’alpinista e l’impatto emotivo sui suoi familiari.
La vita di Vincenzo Chiaranda
Un alpinista e un emigrante
Vincenzo Chiaranda, nato nel 1909 a Grizzo di Montereale, ha trascorso gran parte della sua vita in Italia prima di decidere di emigrare. Ristoratore di professione, ha combinato la sua passione per la cucina con quella per l’alpinismo, diventando un esperto scalatore e documentarista. La sua vita è stata caratterizzata da numerosi viaggi e scalate, non solo in Europa ma anche nelle remote Ande argentate.
Documentazione delle imprese alpinistiche
Chiaranda non era solo un alpinista, ma anche un cineasta appassionato. Utilizzando la sua macchina da presa, ha filmato le sue ascensioni in montagna, creando un archivio prezioso delle sue avventure: un vero e proprio testimone della storia dell’alpinismo. Le sue opere cinematografiche rappresentano non solo momenti di estremo sport, ma anche documenti storici che mostrano le condizioni e l’evoluzione dell’alpinismo nel 20° secolo.
Il ritrovamento sulle Ande
La spedizione cilena e il ritrovamento
Il 10 gennaio 2022, una spedizione di giovani alpinisti cileni, Horacio Ritter ed Erick Pizarro, ha deciso di affrontare l’ascensione del Mercedario, seguendo la traccia di Chiaranda. Durante la loro impresa, inizialmente fallita, gli scalatori si sono ritrovati a vagare tra le nevi delle Ande, quando per caso hanno scoperto il corpo di Chiaranda. Accanto al corpo, si trovava il suo zaino e il materiale utilizzato durante la scalata, portando alla luce un pezzo di storia che sembrava perduto per sempre.
La mobilitazione per informare la famiglia
Dopo il ritrovamento, il team cileno ha avviato una lunga ricerca per trovare i familiari di Chiaranda e informarli dell’importante scoperta. Solo in ottobre 2023, hanno finalmente contattato i suoi familiari a Grizzo di Montereale. Questo incontro ha rappresentato un momento di profonda emozione, dato che i familiari hanno ricevuto non solo la notizia del ritrovamento, ma anche gli effetti personali dell’alpinista, che avevano giaciuto per decenni tra i ghiacci delle Ande.
L’impatto sul nipote e sulla comunità
Il nipote di Vincenzo Chiaranda
A Grizzo di Montereale, Luciano Chiaranda, il nipote di Vincenzo, ha vissuto l’intera vicenda in modo molto intenso. I racconti tramandati in famiglia hanno mantenuto viva la memoria di Vincenzo e risvegliato nell’animo dei discendenti una forte connessione con il passato. Il recupero di oggetti legati a lui rappresenta un nuovo capitolo per la famiglia, una sorta di chiusura del cerchio dopo anni di attesa e incertezze.
La reazione della comunità e della stampa locale
Il ritrovamento ha avuto un forte impatto non solo sulla famiglia Chiaranda, ma anche sulla comunità di Grizzo di Montereale. La notizia è stata ampliamente riportata dai media locali, incluso il “Messaggero Veneto”, che ha documentato l’emozione e l’interesse suscitato a livello locale. L’eco della vicenda ha richiamato l’attenzione sull’eredità alpinistica della regione e sull’importanza di preservare la memoria storica degli alpinisti che hanno rischiato le proprie vite per esplorare le vette più alte del mondo.
Questo straordinario ritrovamento non solo ha riportato alla luce una storia di coraggio e avventura, ma ha anche fornito un’opportunità per riflettere sul valore del patrimonio culturale e storico legato alle grandi imprese alpinistiche.