La storicità e l’autenticità del guerriero di Capestrano, icona della cultura italica, sono ora sotto scrutinio. Un nuovo film-inchiesta del regista e giornalista Alessio Consorte rivela dettagli sorprendenti che minano la figura del mitico re Nevio Pompuledio, ampliando il dibattito accademico e pubblico su questo simbolo antico. Le nuove scoperte si concentrano sull’epigrafe associata al guerriero, in particolare sul termine “RAKI“, che secondo alcune interpretazioni rappresenterebbe un re, mentre altre teorie lo legano a una bevanda alcolica tradizionale.
L’epigrafe del guerriero e il significato di “RAKI”
Al centro di questa discussione c’è la traduzione dell’epigrafe presente sulla statua del guerriero di Capestrano. Secondo il Prof. Adriano La Regina, la parola “RAKI” starebbe a significare “re”, conferendo alla figura del guerriero un valore regio. L’epigrafe, interpretata con le parole “Me bella immagine fece Aninis per il re Nevio Pompuledio”, ha trovato ampio consenso tra studiosi e ricercatori. Tuttavia, non tutti sono d’accordo su questa lettura, e il dubbio è crescente.
Il linguista Heiner Eichner, esperto di linguistica indoeuropea, ha messo in discussione la validità della traduzione, affermando che la trasformazione di vocali nella lingua osca può risultare implausibile. Egli sostiene che il termine per “re” nella lingua osca avrebbe dovuto apparire come “REKEI” e non “RAKI“. Questo disaccordo ha sollevato interrogativi sulla correttezza delle traduzioni accettate fino a ora.
L’interpretazione di “RAKI” come “re” ha quindi trovato ostacoli significativi dal fronte linguistico. La possibilità che il termine possa invece riferirsi a una bevanda alcolica inviterebbe a rivedere le conclusioni fin qui formulate sull’importanza e l’autenticità della statua e della sua iscrizione.
Anomalie linguistiche e possibili manipolazioni
Durante le riprese del suo film, Consorte ha notato diversi elementi che fanno riflettere su possibili manomissioni della scrittura. Tra le peculiarità evidenziate ci sono lettere scritte in maniera capovolta e specchiata, come nel nome ANINS, che si sarebbe dovuto riferire allo scultore. È curioso notare come le singole lettere “N” risultino posizionate in direzione contraria rispetto al resto del testo, mentre la lettera “A” appaia completamente specchiata. Queste anomalie linguistico-visive sembrano suggerire che la scrittura non sia autentica come si credeva, ma piuttosto il risultato di un “adattamento” voluto da chi ha redatto l’epigrafe.
Consorte ha avanzato l’ipotesi che la diversità nella scrittura possa essere il segno di un’ingegneria linguistica fatta da falsari. Tali individui sarebbero stati in grado di alterare la lingua per creare un collegamento incorporato nella storia sbiadita del rinvenimento. Le osservazioni fatte dal regista gettano luce su cose che, finora, erano passate in secondo piano, spingendo a considerare che ciò che si credeva essere l’epigrafe genuina di un re potrebbe invece essere frutto di manipolazioni più sofisticate.
La scoperta del raki: significato e origini storiche
La scoperta più sconcertante di Consorte riguarda il significato della parola “RAKI” che, secondo lui, si riferirebbe a una bevanda alcolica tradizionale simile alla grappa. Questa visione alternativa suggerirebbe una distorsione grossolana della verità storica da parte di chi ha redatto l’epigrafe, cambiando il termine originale per costruire una narrazione di prestigio attorno al guerriero. Consorte ha messo in evidenza come l’idea di un legame fra “RAKI” e la bevanda non sia campata in aria: infatti, il termine greco “ῥάξ” si riferisce a un grappolo d’uva, materia prima di molte bevande alcoliche del passato.
Le spiegazioni portate alla luce dal regista mettono in relazione Capestrano con la cultura della Magna Grecia, dimostrando come il territorio fosse già allora in stretto contatto con la civiltà greca. Il mix culturale di queste genti potrebbe rendere logico l’utilizzo di una parola come “RAKI” per contrabbandare l’epigrafe come un’informazione di origine regale, creando una connessione storica mai realmente documentata.
A questo punto, l’inchiesta di Consorte ha aperto un nuovo dibattito sui temi della storicità e della verità archeologica, incollandosi a un tema di grande importanza che affonda le radici nei secoli e si riassume in una preziosa riflessione sulla verità storica.
Il film-inchiesta “Il guerriero mi pare strano” è ora disponibile su piattaforme online e sta attirando l’attenzione di studiosi e appassionati, avviando una discussione profonda sul significato e l’autenticità di un simbolo iconico dell’antichità.
Ultimo aggiornamento il 15 Novembre 2024 da Laura Rossi