Rivolta nel carcere di Velletri: incendiati materassi e distrutte telecamere, difficile gestione della protesta

Rivolta nel carcere di Velletri: incendiati materassi e distrutte telecamere, difficile gestione della protesta

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Rivolta nel carcere di Velletri: incendiati materassi e distrutte telecamere, difficile gestione della protesta - Gaeta.it

Nella giornata di ieri, il carcere di Velletri è stato teatro di una violenta rivolta da parte dei detenuti del reparto D. Nonostante l’intervento di negoziatori, la situazione è degenerata, sfociando in atti di vandalismo e creando un clima di tensione all’interno dell’istituto penitenziario. La protesta ha evidenziato le precari condizioni di sovraffollamento e di gestione del personale, con ripercussioni anche su altri penitenziari.

Dinamica degli eventi nella rivolta di Velletri

Nella tarda giornata di ieri, un gruppo di detenuti del carcere di Velletri ha rifiutato di rientrare nelle proprie celle, iniziando a incendiare materassi e a vandalizzare le telecamere di sorveglianza. L’azione di protesta è durata diverse ore, richiedendo l’intervento di negoziatori che si sono adoperati per riportare la calma, ma senza successo. La situazione è precipitata, costringendo le forze dell’ordine, in assetto antisommossa, a intervenire.

Queste forze comprendono polizia, carabinieri e il Gruppo operativo mobile della Penitenziaria, i quali sono stati dislocati nel reparto D per riportare i detenuti nelle celle. Una volta ripristinato l’ordine, è stata avviata una valutazione dei danni, che sembrano essere rilevanti. La rivolta non ha interessato solo Velletri, ma si è estesa anche al carcere di Regina Coeli a Roma, dove circa 300 detenuti hanno preso parte a una protesta simile, rifiutandosi anch’essi di rientrare.

Cause sottostanti alla rivolta: sovraffollamento e condizioni climatiche

Il sovraffollamento del carcere di Velletri, che ospita oltre 180 detenuti in eccedenza rispetto alla capienza regolamentare, è stato indicato come una delle principali motivazioni alla base della rivolta. Massimo Costantino, segretario generale della Fns Cisl Lazio, ha sottolineato quanto le attuali condizioni climatiche e il numero elevato di detenuti contribuiscano a creare un ambiente teso e instabile all’interno delle strutture penitenziarie.

I recenti eventi hanno reso evidente una situazione critica che si trascina da tempo e che ha portato a proteste simili in altre strutture, come quella di Rieti. Costantino ha lanciato un allerta per la grave carenza di personale nelle carceri, che aggrava ulteriormente la già difficile situazione. L’esiguità delle risorse umane, combinata con le condizioni strutturali e igieniche inadeguate, rappresenta un mix esplosivo che può dare origine a rivolte e sommosse.

Reazioni sindacali alle condizioni carcerarie

In risposta alla rivolta, diversi sindacati della polizia penitenziaria hanno espresso preoccupazione per le condizioni critiche all’interno delle carceri. Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha descritto le carceri come luoghi in cui regna il caos, evidenziando l’abbandono in cui versa il personale e la mancanza di adeguate misure organizzative. Egli avverte che, a meno che non vengano adottate misure urgenti ed efficaci, è possibile che la situazione peggiori ulteriormente nei mesi a venire.

Dal canto suo, Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha criticato l’atteggiamento di chi propone soluzioni superficiali come indulti o leggi per “svuotare” le carceri, senza affrontare le cause profonde del problema. Secondo Capece, la destabilizzazione del sistema carcerario è stata accelerata da scelte politiche passate, come la chiusura di ospedali psichiatrici e l’adozione di modelli organizzativi inefficaci, che hanno aggravato la situazione.

Queste dichiarazioni evidenziano un profondo discontento all’interno del sistema penitenziario, che non sembra trovare soluzioni efficaci di fronte a emergenze sempre più gravi e frequenti.

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