Un episodio preoccupante si è verificato di recente nel carcere San Donato di Pescara, dove si è registrata una violenta ribellione da parte di un gruppo di detenuti. La gestione della situazione da parte delle forze di polizia penitenziaria ha ricevuto ampi riconoscimenti, evidenziando l’importanza della preparazione e della professionalità degli agenti coinvolti nell’evento critico.
Professionisti al servizio della sicurezza
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, ha espresso il suo apprezzamento per il personale di polizia penitenziaria che ha gestito l’emergenza con grande competenza e calma. “I colleghi del Reparto della Casa circondariale di Pescara, insieme ai rinforzi provenienti da altre carceri, hanno dimostrato di essere veri professionisti della sicurezza,” ha affermato Capece. La piena attuazione di protocolli di sicurezza ha reso possibile contenere e risolvere la ribellione senza ulteriori conseguenze gravi.
I membri del personale hanno operato in un contesto non facile, caratterizzato da stress e tensione, dimostrando che la preparazione è vitale in situazioni di emergenza. Le risorse umane del carcere sono state prontamente attivate, mostrando un’efficace comunicazione e coordinamento tra i reparti. Questo approccio ha permesso di gestire la crisi senza compromettere la sicurezza dei detenuti e degli agenti, e di risolvere la rivolta in tempi rapidi.
Contributo decisivo del G.I.O.
Un aspetto centrale nella gestione della rivolta è stato il contributo del Gruppo Intervento Operativo , un’unità formata per sostenere le forze della polizia penitenziaria nelle situazioni più difficili. Capece ha sottolineato l’importanza, nelle operazioni, della presenza del G.I.O., evitando di lasciare i reparti in difficoltà. Il G.I.O. trae ispirazione dal modello dell’ERIS francese, il quale ha saputo ridurre significativamente gli eventi critici gravi. La presenza di un’unità specializzata ha quindi rappresentato un’importante risorsa nella risoluzione della crisi.
Questa strategia operativa ha dimostrato di essere efficace anche nel carcere di Pescara, contribuendo a ristabilire l’ordine. Gli agenti hanno confermato la loro professionalità, affrontando la crisi con fermezza e determinazione, elementi che contraddistinguono il Corpo di Polizia Penitenziaria. Capece ha messo in evidenza quanto sia cruciale il lavoro di squadra in condizioni di emergenza, confermando l’importanza dell’unione e della collaborazione tra diversi reparti.
Proposte per il futuro
Capece ha inoltre evidenziato l’importanza di processi rapidi da parte dell’amministrazione penitenziaria per il trasferimento dei detenuti coinvolti nella rivolta. Questo passo è stato fondamentale per interrompere il clima di conflitto all’interno del carcere e garantire la sicurezza. L’esigenza di strutturare una rapida azione di contenimento ha messo in luce come la preparazione e l’innovazione siano fondamentali nel gestire situazioni di emergenza.
Capece ha concluso con una proposta significativa: l’inserimento della figura del negoziatore all’interno dei reparti del Corpo. Questo professionista specializzato avrebbe l’incarico di intervenire in situazioni di crisi, come sommosse o atti di violenza, con l’obiettivo di prevenire escalation e minimizzare i rischi per tutti i soggetti coinvolti. La figura del negoziatore rappresenterebbe un ulteriore passo avanti per aumentare la sicurezza all’interno delle strutture carcerarie, favorendo un approccio proattivo piuttosto che reattivo nella gestione delle emergenze.
L’attenzione si sposta quindi sul futuro, in particolare sulla necessità di potenziare le risorse e le competenze all’interno delle carceri, con la speranza che simili eventi possano essere affrontati con sempre maggiore efficacia.