Rivolte e violenza nel carcere di Regina Coeli: centinaia di detenuti in rivolta

Rivolte e violenza nel carcere di Regina Coeli: centinaia di detenuti in rivolta

Rivolte e violenza nel carcere Rivolte e violenza nel carcere
Rivolte e violenza nel carcere di Regina Coeli: centinaia di detenuti in rivolta - Gaeta.it

Ripetuti disordini e violenze hanno caratterizzato la prima sezione del carcere di Regina Coeli a Roma, dove un centinaio di detenuti ha dato vita a una rivolta che ha portato alla devastazione dei locali e a incendi di varia entità. La situazione ha destato notevoli preoccupazioni tra le autorità e i sindacati della Polizia Penitenziaria, che fanno sentire la necessità di interventi urgenti per migliorare le condizioni all’interno delle strutture carcerarie.

la cronaca della rivolta

dettagli dei disordini

Nella giornata del 3 ottobre, la prima sezione del carcere di Regina Coeli è stata teatro di gravi disordini, con i detenuti che hanno messo a ferro e fuoco il secondo piano della struttura. Tra le prime segnalazioni, Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha confermato l’accaduto, esprimendo preoccupazione per la sicurezza all’interno delle carceri.

Maurizio Somma, segretario per il Lazio del sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria, ha precisato che i detenuti hanno vandalizzato le telecamere di sorveglianza e distrutto il controsoffitto. Non solo: si sono registrati allagamenti nei piani degli uffici e sono state lanciate bombolette di gas, aumentando i rischi sia per i detenuti che per il personale penitenziario. A rendere la situazione ancora più critica, un ufficio al secondo piano è andato a fuoco, ma per fortuna non si segnalano feriti tra i presenti.

L’operato della polizia penitenziaria ha dovuto necessariamente far fronte a eventi inaspettati e violenti, accentuando un clima di tensione già esistente. La risposta delle forze dell’ordine è stata immediata, ma questo episodio sottolinea i problemi cronici presenti nel sistema penitenziario italiano.

un sistema in crisi

le cause delle tensioni

Le tensioni all’interno delle carceri italiane non sembrano affievolirsi nemmeno in seguito a recenti provvedimenti normativi. De Fazio ha evidenziato che, nonostante il decreto carceri, la situazione rimane critica, rilevando un numero drammaticamente alto di suicidi, sia tra i detenuti sia tra il personale di polizia penitenziaria: 67 suicidi tra i primi e 7 tra i secondi solo nel corso dell’anno. Questi dati mettono in evidenza una realtà di sofferenza e di grave disagio sociale che sta affliggendo il settore.

Il sovraffollamento e la carenza di personale continuano a rappresentare piaghe difficili da curare. Secondo De Fazio, occorrono interventi immediati per affrontare queste problematiche strutturali e migliorare le condizioni di vita nel carcere, garantendo un ambiente più sicuro per detenuti e agenti.

le richieste dei sindacati

le proposte per una riforma

Il segretario del SAPPE, Donato Capece, ha espresso la propria indignazione per la condizione attuale delle carceri, etichettando l’istituzione come un “inferno dantesco”. Capece ha sollecitato misure concrete da parte delle autorità per arginare la spirale di violenza che ha caratterizzato gli ultimi mesi. Tra le richieste più urgenti, egli ha evidenziato la necessità di espellere i detenuti stranieri e di riaprire gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ritenendo tali misure fondamentali per il ripristino della sicurezza.

Capece ha inoltre sottolineato come gli agenti di polizia penitenziaria siano chiamati a operare in condizioni estremamente difficili, mentre il silenzio degli enti amministrativi risuona come una mancanza di responsabilità di fronte alla crescente crisi.

la situazione nelle carceri del lazio

un appello alla responsabilità

Il grido d’allarme lanciato dai sindacati della Polizia Penitenziaria è chiaro: la situazione nelle carceri del Lazio è diventata insostenibile. La crescente violenza e il numero di episodi disturbanti richiedono interventi immediati per ripristinare sia la sicurezza sia l’ordine all’interno delle strutture. Gli atti di ribellione dei detenuti non sono isolati, ma piuttosto il risultato di un contesto più ampio e complesso che va affrontato con urgenza e determinazione. Le autorità sono chiamate a garantire un ambiente dignitoso e sicuro per tutte le persone coinvolte nel sistema penitenziario, affinché si possano prevenirne nuove reazioni estreme.

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