A Roma, la situazione dei cinema chiusi è critica, con ben 30 sale che potrebbero affrontare una definitiva chiusura. Questa problematica emerge in concomitanza con la proposta di legge sulla semplificazione urbanistica, guidata dall’assessore Pasquale Ciacciarelli . Se approvata, permetterebbe cambiamenti significativi nei termini di riconversione delle strutture culturali, suscitando reazioni accese tra le opposizioni e i professionisti del settore.
Il quadro attuale: un patrimonio in pericolo
Negli ultimi anni, il panorama cinematografico romano ha subìto un notevole deterioramento. La chiusura di sale storiche come il Cinema Reale in piazza Sonnino, risalente al 2018, è solo la punta dell’iceberg. Il rischio reale è che, se passasse la nuova legge, diverse altre sale, tra cui Galaxy, Maestoso, e Ambassade, potrebbero seguire lo stesso destino. La proposta prevede un’accelerazione dei tempi per cambiare destinazione d’uso: da dieci a sette anni dalla dismissione per cinema e teatri. Inoltre, se una sala mantiene la funzione originaria su almeno il 30% della superficie, potrebbe aumentare la volumetria concessa per lavori di ristrutturazione.
Tali cambiamenti rappresentano una minaccia concreta per il paesaggio culturale di Roma, con conseguenze che potrebbero abbracciare non solo la perdita degli spazi riservati al cinema, ma anche l’estinzione di una tradizione culturale radicata nel territorio. La risposta a questa iniziativa legislativa è stata immediata e forte, con appelli da parte di attori, produttori e registi che evidenziano l’importanza di mantenere questi spazi come luoghi di incontro e proposta culturale.
La mobilitazione del Partito Democratico
Il Partito Democratico ha risposto con determinazione, organizzando proteste e distribuzione di volantini per sensibilizzare l’opinione pubblica. Ieri, la manifestazione si è concentrata davanti al cinema Barberini, ritenuto un simbolo della resistenza culturale in città. Il segretario del PD romano, Enzo Foschi, ha sottolineato l’operato dei privati illuminati che mantengono vivo il cinema. La proposta della Regione, a suo dire, violerebbe la legge Zingaretti che prevedeva la preservazione del 70% della destinazione d’uso culturale.
Foschi ha anche messo in evidenza come il fondo olandese che ha acquistato i cinema del gruppo Ferrero lo abbia fatto sulla base delle normative attuali. Con le nuove disposizioni, il valore degli immobili potrebbe notevolmente aumentare, limitando le possibilità di mantenere la loro natura culturale. Un importante obiettivo della mobilitazione è l’organizzazione di banchetti per la raccolta firme, in vista di una battaglia per comune e Municipi.
Le reazioni politiche e il confronto tra schieramenti
L’accaduto ha innescato un acceso dibattito politico, con diverse posizioni emerse da schieramenti opposti. Fratelli d’Italia, capitanati dal segretario romano Marco Perissa, ha attaccato i dem, accusando Foschi di incompetenza. Secondo la loro visione, la protesta davanti al Barberini è incongruente e priva di fondamento. Accusano i rappresentanti del PD di non aver studiato adeguatamente le proposte legislative e di non essere al corrente della storia legislativa che già ha consentito trasformazioni significative nel settore del cinema.
La replica di Foschi è stata altrettanto incisiva, evidenziando che il Lazio ha visto crescere le proprie politiche sul cinema, affermandosi come un punto di riferimento in Europa. Ha concluso sottolineando il suo impegno nel preservare gli spazi culturali da operazioni che possano comprometterne la destinazione originale.
A Milano, il dibattito si sposta riguardo alla possibilità di trasformare cinema in strutture commerciali diverse, e il flagello della perdita di tali luoghi di incontro culturale è un tema che unirà le diverse fazioni politiche nella lotta per i diritti e la preservazione del patrimonio culturale.
Ultimo aggiornamento il 2 Febbraio 2025 da Elisabetta Cina