Il Teatro dell’Opera di Roma accoglie un nuovo, emozionante progetto che combina la musica di Giacomo Puccini con l’opera contemporanea. Dal 23 aprile al 2 maggio, sul palcoscenico del Costanzi, va in scena il dittico formato da Suor Angelica e Il prigioniero di Luigi Dallapiccola, un evento che segna la terza e ultima tappa del “Trittico ricomposto“, voluto dal direttore musicale Michele Mariotti. Questo progetto non solo celebra i capolavori del passato, ma li colloca in un contesto vivo, riunendo opere di epoche diverse.
Un’imponente combinazione di opere
Il nuovo allestimento presentato al Teatro di Roma non è soltanto una celebrazione della musica, ma un’interazione tra due storie potenti e travolgenti. Suor Angelica, un’opera che racconta la vita di monache ardenti di fede e della loro sofferenza, si affianca a Il prigioniero, che esplora temi di orrore e delirio, creando così un contrasto forte che invita alla riflessione. I protagonisti di questa messa in scena sono il soprano Corinne Winters nel ruolo di Angelica e il baritono Mattia Olivieri come il prigioniero. I costumi, progettati da Ingo Krügler, e le scene di Anna Kirsch, supportano magistralmente la narrazione visiva, mentre le luci di Michael Bauer aggiungono un ulteriore strato di intensità emotiva.
Michele Mariotti introduce il tema principale che connette le due opere: la prigionia, sia fisica che psicologica, che colpisce i personaggi. “La situazione di claustrofobica prigionia fa eco nei cuori degli spettatori“, commenta Mariotti, spiegando che i temi presentati non sono solo un prodotto della narrazione testuale, ma anche profondamente ancorati nella musica stessa, evocando sentimenti di speranza infranta e di disperazione.
Temi di claustrofobia e speranza
In Suor Angelica, Puccini riesce a creare un mondo complesso, dove ogni donna è caratterizzata da un temperamento distinto. “È toccante osservare come queste figure femminili si confrontino con il loro destino“, prosegue Mariotti. L’atmosfera è permeata da una nostalgia e un desiderio di libertà che appare quasi tangibile. La musica accompagna le emozioni delle monache, permettendo al pubblico di entrare in sintonia con la loro sofferenza.
Contrariamente, Il prigioniero di Dallapiccola introduce un clima spaventoso e denso di atrocità , costringendo i suoi personaggi a confrontarsi con realtà brutali. Le domande inquietanti che emergono dall’opera, come la prestanza della speranza di una madre, sono solide basi di riflessione per il pubblico. “Può un’amicizia rivelarsi talmente crudele dopo averti fatto sognare la fine dei tormenti?” Questa somma di esperienze umane, complesse e contraddittorie, si riflette nella musica di Dallapiccola, che alterna momenti di intensa violenza a passaggi più onirici, creando una trama multidimensionale.
Un tributo a Puccini e Dallapiccola
Questo dittico rappresenta anche un doppio omaggio a due grandi compositori italiani, segnando il centenario della morte di Puccini e i 50 anni dalla scomparsa di Dallapiccola. Ispirato dagli eventi, Mariotti ha voluto raccogliere diverse generazioni artistiche in un’unica esperienza visiva e uditiva. Il Trittico, quindi, non è solo una raccolta di opere, ma una ricomposizione narrativa che offre nuovi spunti di riflessione.
Corinne Winters torna sul palcoscenico romano dopo aver incantato il pubblico in produzioni come Dialogues des Carmélites e Káťa Kabanová. Anche Mattia Olivieri ha alle spalle una carriera significativa, avendo calcato le scene internazionali e debuttato al Metropolitan Opera di New York nel 2003. La loro presenza sottolinea la continuità dell’arte lirica italiana e la sua capacità di rinnovarsi, mantenendo viva l’attenzione del pubblico su temi universali e coinvolgenti.
L’appuntamento al Teatro dell’Opera di Roma è un’occasione da non perdere per gli amanti della lirica, che possono assistere a una rilettura moderna di due opere incisive, cariche di emozioni e significati da scoprire.