Roma Capitale presenta il piano urbano per la mobilità: l’assenza della società civile

Roma Capitale presenta il piano urbano per la mobilità: l’assenza della società civile

Il recente incontro a Roma sulla mobilità ha suscitato polemiche per l’assenza di rappresentanza della società civile, sollevando interrogativi sulla reale volontà dell’amministrazione di coinvolgere i cittadini.
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Roma Capitale presenta il piano urbano per la mobilità: l’assenza della società civile - Gaeta.it

Il recente incontro a Roma per la presentazione della Delibera sul piano urbano comunale per la mobilità ha sollevato polemiche e interrogativi in merito alla partecipazione della società civile e al ruolo delle forze economiche. L’evento, che si è tenuto in Campidoglio, ha visto il sindaco Roberto Gualtieri e altre figure istituzionali aprire i lavori, per poi passare la parola ai vertici di associazioni di categoria del settore edilizio, come l’ACER. È evidente che la questione della mobilità nella capitale, fondamentale per il miglioramento della vita urbana, è stata affrontata senza il coinvolgimento di coloro che rappresentano gli interessi della comunità.

Assenza di rappresentanza sociale

Durante la presentazione della Delibera, nonostante il sindaco Gualtieri avesse parlato di un “grande patto” tra diverse forze della città, la realtà è apparsa diversa. L’incontro ha dato esclusivamente spazio ai rappresentanti del settore edile, escludendo completamente altre voci. Non si sono ascoltati interventi da associazioni civiche, ambientali o intellettuali. Ciò ha sollevato preoccupazioni sulla reale volontà dell’amministrazione di coinvolgere i cittadini in un processo che dovrebbe riguardarli da vicino. È interessante notare che l’assenza di un dibattito più ampio ha rispecchiato già le dinamiche riscontrate durante la formazione delle modifiche al Piano Regolatore Generale, che sono state presentate come semplificazioni ma hanno apportato cambiamenti sostanziali.

Secondo quanto stabilito dalla legge regionale, Roma Capitale avrebbe dovuto garantire meccanismi efficaci di partecipazione dei cittadini prima dell’adozione della Delibera. Tuttavia, l’informazione e il dibattito sembrano essere rimasti confinati a pochi esperti e ad alcune associazioni, lasciando fuori gran parte della società. Solo un numero limitato di Municipi ha partecipato alla discussione, con annotazioni pervenute da pochi enti.

Critiche sulle normative urbanistiche

Il piano di riforma del Piano Regolatore Generale ha portato a una modifica di ben 62 articoli, con implicazioni notevoli per l’attuazione delle normative urbanistiche. È emerso che nel corso di queste revisioni, la Soprintendenza statale non è stata coinvolta, mentre l’esclusione della Sovrintendenza Capitolina ha destato preoccupazione. Questa istituzione, responsabile per la valorizzazione e la tutela del patrimonio, rappresenta un attore chiave nella gestione dei beni di carattere storico-artistico di Roma. La mancanza di dialogo con enti che si occupano della conservazione del patrimonio storico potrebbe compromettere gli obiettivi di rigenerazione urbana proposti.

Gli esponenti dell’ACER hanno messo in evidenza come il loro contributo sia stato accolto con attenzione da parte delle istituzioni. Tuttavia, il dibattito sollevato dai rappresentanti delle forze politiche di opposizione ha evidenziato che alcuni emendamenti approvati non sempre rispondono a un interesse pubblico chiaro. La dinamica della collaborazione proposta dall’assessore all’urbanistica, che suggerisce di coinvolgere tutte le forze della città, appare quindi in contrasto con l’effettivo svolgimento della discussione.

La necessità di un dialogo autentico

L’importanza di un’interazione autentica tra le istituzioni e la società civile emerge come una questione cruciale. La distinzione tra edilizia e urbanistica è fondamentale: mentre la prima è guidata da obiettivi di profitto privati, la seconda deve garantire il benessere collettivo e la tutela del patrimonio. Roma ha fronteggiato sfide significative legate alle disuguaglianze sociali e alla gestione del territorio, e per affrontarle è necessaria la partecipazione attiva di tutti i gruppi della comunità.

Il cammino verso un’urbanistica inclusiva può avvenire solo se si favorisce un dialogo aperto e sincero con tutte le parti coinvolte. Anche se ci possono essere convergenze su specifiche questioni con attori economici o politici, questa non dovrebbe avvenire a scapito delle voci della società civile. È essenziale che il processo di riforma coinvolga una gamma più ampia di attori, garantendo che le decisioni prese abbiano una base di rappresentanza e che rispondano alle necessità della cittadinanza.

La presentazione delle nuove norme tecniche, quindi, rappresenta un passaggio significativo nel percorso verso un’urbanizzazione attenta e sostenibile, ma senza un vero coinvolgimento delle diverse componenti sociali, la legittimità di tali scelte rimarrà in discussione.

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