La scomparsa del vescovo di Roma ha colpito profondamente la città, che si è raccolta nel dolore e nella preghiera. Nel contesto del secondo Novendiale, la messa in suffragio ha mostrato anche una richiesta netta: il prossimo conclave dovrà andare oltre gli interessi personali e i calcoli politici, proseguendo invece nel cammino di cambiamento avviato da Papa Francesco. Il cardinale vicario Baldo Reina, a capo della diocesi romana, ha offerto un messaggio diretto e deciso ai cardinali chiamati a eleggere il nuovo pontefice.
Il ruolo del cardinale vicario baldo reina nella chiesa di roma
Baldo Reina è diventato cardinale appena lo scorso 8 dicembre 2024, durante l’ultimo concistoro indetto da Papa Francesco. Originario della Sicilia, ha ricevuto l’incarico di vicegerente prima e di cardinale vicario poi, incarichi che lo pongono a diretto contatto con la diocesi del Papa. Negli ultimi anni, ha svolto un ruolo intenso, spesso visitando le parrocchie e stando vicino ai sacerdoti. Questa presenza fisica nelle comunità riflette la richiesta di vicinanza e attenzione che il pontefice stesso ha indicato come priorità. La sua nomina a cardinale rappresenta anche la continuità con il pontificato di Francesco e la volontà di mantenere vivo il progetto di riforma della chiesa romana.
Un legame con il cammino di bergoglio
La figura di Reina rappresenta un legame concreto col cammino di Bergoglio. È a lui che spetta tradurre in azioni le linee guida delle riforme volute dal Papa, specificamente pensate per la Curia romana. Il suo ruolo è cruciale per dare attuazione alle trasformazioni che hanno come orizzonte una chiesa più aperta, meno verticale nelle sue strutture di potere. Nel corso della messa del Novendiale, ha ricordato proprio questo compito, sottolineando che non si tratta di mantenere vecchie abitudini o aspettare, ma di agire con decisione.
Il messaggio chiave dell’omelia: un conclave senza tattiche e alleanze di potere
Durante la celebrazione nella basilica gremita di parroci, dirigenti del Vicariato e fedeli, Reina ha lanciato un monito diretto ai cardinali che presto dovranno riunirsi in conclave. Ha escluso ogni spazio a manovre tattiche, giochi di potere o tentativi di tornare indietro. «Non può essere questo tempo fatto di equilibrismi, prudenze o rivalse», ha detto, «ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani». Questa espressione punta a un cambio di mentalità profondo e a un’apertura verso il progetto divino, con responsabilità e umiltà.
Una visione che supera appartenenze
Il cardinale ha quindi evidenziato la necessità di condividere una visione larga, che superi l’appartenenza stretta a movimenti o collegamenti interni. Non si tratta solo di scegliere un nuovo Papa, ma di conservare e sviluppare una rotta già tracciata. Roma, città che Eduardo Reina rappresenta, appare come il luogo in cui questa sfida si gioca intensamente, in particolare perché la diocesi è quella del pontefice uscente. L’omelia ha voluto ricordare che la Chiesa deve distaccarsi dalle logiche di potere terrene e invece abbracciare la missione affidata dal Vangelo.
Le riforme avviate da papa francesco e il loro proseguimento
Al centro del discorso del cardinale Reina c’è il cammino di cambiamento voluto da papa Francesco. Le riforme non sono solo questioni burocratiche o interne alla Chiesa, ma investono la vita di tutti i fedeli e si estendono oltre le barriere religiose. La figura di Francesco è stata riconosciuta come quella di un pastore universale, capace di aprire la barca di Pietro verso orizzonti sconosciuti e spazi non ancora esplorati.
Il cardinale ha sottolineato che molte persone portano nel cuore l’inquietudine per l’incertezza di questa fase. «Che ne sarà dei processi avviati?» si domanda implicitamente. In questo senso, il compito dei cardinali e dei leader religiosi sarà quello di discernere, cioè leggere e interpretare quel cammino già iniziato, ordinando ciò che è necessario a seconda della nuova missione che si presenta. L’obiettivo è rimanere fedeli al progetto di un «nuovo cielo e di una nuova terra», come riassume il cardinale, richiamando immagini che nascono dal messaggio cristiano e dalla necessità di saper guardare lontano.
Gesti concreti di fede
Il riferimento alle trasformazioni concrete, poi, si riflette in richiami a gesti semplici ma significativi: la carezza, la mano tesa, i discorsi senza giudizio. Questi segnali servono a dare corpo alle parole della fede, un richiamo a una spiritualità più tangibile, mai astratta o distaccata dalla realtà di chi soffre o si sente escluso.
Il dolore della città e la presenza dei fedeli alla messa in suffragio
La basilica di Santa Maria Maggiore si è riempita in questi giorni, e ancora si allungano le code per pregare sulla tomba del papa scomparso. Roma si presenta come una città provata, che sta vivendo il lutto per il suo vescovo in modo collettivo e sincero. Le persone si sono radunate, offrendo il proprio raccoglimento e mostrando un sentimento di orfanezza, paragonata dallo stesso cardinale a «pecore senza pastore».
L’immagine è potente: un popolo che si è messo in fila, immerso nella preghiera e nel silenzio, cercando un momento per riflettere e fare memoria. Sono i segni di una comunità unita davanti a una perdita importante, ma anche carica di speranza. La presenza di tanti sacerdoti e la partecipazione dei dirigenti del vicariato testimoniano un legame forte tra istituzioni ecclesiastiche e cittadini. La sofferenza si traduce in fede e in un impegno a continuare, senza tornare indietro.
Il messaggio che arriva da questa messa non riguarda solo il ricordo, ma anche la responsabilità che Roma sente nel custodire il lascito del suo pastore, un’eredità che coinvolge tutta la Chiesa cattolica. Di fronte alla complessità degli eventi, il cardinale Baldo Reina indica una strada chiara: mantenere la rotta di riforma e superare divisioni interne, orientandosi verso una visione più ampia e fedele al vangelo.