Sono passati ottant’anni da quei giorni di aprile 1945, quando iniziò l’insurrezione destinata a porre fine all’occupazione nazifascista sul territorio italiano. La provincia di Vercelli, con il comune di Santhià nel cuore, è stata teatro di eventi drammatici legati alla ritirata delle truppe tedesche. Quel momento storico resta scolpito nella memoria collettiva di quella comunità, che ogni anno rinnova il ricordo delle vittime di quei tragici fatti.
I fatti della ritirata e la violenza nazista in Piemonte
Il 25 aprile 1945 è la data che segna ufficialmente l’inizio dell’insurrezione popolare contro le truppe nazifasciste nelle città italiane. Le forze tedesche, tra cui il 75° corpo d’armata del Terzo Reich, presero a ritirarsi verso la Germania, affrontando attacchi partigiani e la resistenza civile. In Piemonte, come in molte altre regioni, questa fuga fu accompagnata da crimini efferati contro la popolazione e combattenti resistenti.
Un momento di particolare drammaticità a Santhià
Santhià, situata nella provincia di Vercelli, visse quei momenti con particolare drammaticità. Tra il 29 aprile e il primo maggio, la tregua pattuita tra partigiani e i comandi tedeschi venne infranta. La rappresaglia nazista scatenò un’ondata di violenza che colpì duramente civili e combattenti, con un bilancio di quarantotto vittime tra la popolazione locale e i partigiani attivi nella zona. Quei giorni rappresentano alcuni degli ultimi episodi di sangue sul suolo italiano prima della liberazione completa.
Il ruolo decisivo di monsignor giovanni ravetti nella mediazione
Tra questi tragici avvenimenti, una figura emerse come elemento di mediazione e mitigazione del conflitto: monsignor Giovanni Ravetti, prevosto di Santhià. La sua capacità di negoziazione evitò che il numero di vittime crescesse ulteriormente. L’intervento del prevosto fu fondamentale per limitare i danni, anche se le perdite umane rimasero comunque pesanti per una piccola comunità.
Una testimonianza di umanità in tempi di guerra
Il suo contributo assume rilievo nel quadro più ampio della resistenza civile e della solidarietà locale di quei giorni. La sua opera testimonia come, aldilà delle armi e degli scontri, ci fosse chi tentava di preservare vite umane in momenti di estrema tensione, facendo emergere un’umanità che sfuggiva al crudele contesto della guerra.
Riconoscimenti ufficiali e commemorazioni a Santhià
La Repubblica italiana ha voluto riconoscere il sacrificio della popolazione di Santhià, conferendo alla comunità la medaglia di bronzo al valor militare. Il premio sottolinea il “triste e doloroso privilegio” di aver subito le ultime crudeli rappresaglie tedesche mentre il nord Italia vedeva già la bandiera della libertà alzarsi.
Ogni anno, il 29 aprile, la comunità santhiatese si ritrova per ricordare le vittime di quegli eventi, offrendo un momento di riflessione sul cammino verso la democrazia e la libertà. Queste commemorazioni rappresentano un legame forte con il passato, mantenendo vivo il ricordo di quei giorni difficili e degli uomini e donne che vi persero la vita.
Il messaggio del presidente mattarella alle autorità locali
In occasione dell’ottantesimo anniversario, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio al sindaco di Santhià, Angela Ariotti. Nel testo vengono ribadite le vicende di quelle giornate e il significato profondo della memoria storica per la comunità.
Mattarella ricorda come la ritirata tedesca abbia infranto la tregua e prodotto nuove sofferenze, ma evidenzia anche il ruolo del prevosto Ravetti e la resistenza di chi ha lottato per la libertà. L’appello del presidente sottolinea il valore di questa memoria che lega passato e presente, mantenendo vivi i valori democratici ai quali quella lotta ha dato origine. Le parole di Mattarella rimangono un richiamo forte alla solidarietà e al rispetto per le vittime, patrimonio condiviso di tutta la nazione.