Nella provincia di Cosenza, un’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico ha portato all’esecuzione di due misure cautelari nei confronti di figure chiave coinvolte nella gestione della discarica di Scala Coeli. Questi provvedimenti, emessi dal Giudice per le indagini preliminari di Castrovillari su richiesta della Procura, comprendono un ingegnere responsabile della direzione dei lavori e un funzionario dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Calabria . La questione al centro di questa inchiesta è il presunto disastro ambientale causato dalla discarica, che ha portato al suo sequestro il 29 ottobre scorso.
Misure cautelari e accuse gravi
Le misure cautelari hanno riguardato, da un lato, il direttore dei lavori, accusato di concorso nel reato di disastro ambientale. A lui sono state imposte severe restrizioni, come l’interdizione dall’esercizio della professione per un anno. Dall’altro lato, il funzionario dell’Arpacal è stato sospeso dal suo incarico pubblico, dovendo rispondere di rifiuto di atti d’ufficio. Le accuse nei confronti dell’ingegnere si basano su presunti comportamenti illeciti che avrebbero contribuito a compromettere l’integrità ambientale della zona, coincide con la realizzazione di un secondo invaso della discarica, evidenziando l’importanza del rispetto delle normative ambientali.
Il contesto del disastro ambientale
La discarica di Scala Coeli, che accoglie rifiuti speciali non pericolosi, è al centro dell’attenzione a causa della sua gestione. Secondo la Procura di Castrovillari, il direttore dei lavori sarebbe coinvolto in una serie di decisioni errate e illegittime. Tra queste, l’installazione non autorizzata di una tubazione, che avrebbe permesso il percolato di fuoriuscire dal sito. Il rilascio di un verbale attestante la correttezza dei lavori, che non risulterebbe veritiero, riporta alla luce la necessità di un controllo rigoroso sul servizio di gestione dei rifiuti e sul rispetto delle normative ambientali.
Il ruolo dell’Arpacal e le mancanze evidenziate
Il funzionario dell’Arpacal ha avuto un ruolo cruciale nel contesto della sorveglianza ambientale. Durante un controllo ispettivo nel gennaio 2023, è stato accertato che il secondo invaso presentava una criticità significativa, con circa 40 centimetri di percolato sul fondo. Tuttavia, secondo le ipotesi accusatorie, il funzionario non avrebbe redatto un verbale che documentasse tale violazione e non avrebbe informato le autorità competenti della situazione, non adempiendo agli obblighi di legge. La sua omissione potrebbe avere gravi ripercussioni sul corretto monitoraggio e sulla gestione delle discariche in Calabria.
La situazione attuale sottolinea l’importanza di una vigilanza costante e di un controllo efficace sui siti di smaltimento dei rifiuti. Il caso di Scala Coeli diventa così un esempio emblematico delle sfide legate alla gestione dei rifiuti in Italia e mette in evidenza come la collaborazione tra autorità e istituzioni sia fondamentale per prevenire disastri ambientali.
Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2024 da Laura Rossi