Saverio La Ruina, noto attore e drammaturgo calabrese, si prepara a incantare il pubblico dell’Arena del Sole di Bologna con il suo ultimo spettacolo, “Via del Popolo“. Presentato dal 18 al 23 febbraio, lo spettacolo ha già ricevuto il prestigioso premio Ubu 2023 come Miglior nuovo testo italiano. La rappresentazione si propone di esplorare le trasformazioni sociali e culturali che hanno colpito le comunità del Sud Italia, attraverso una narrazione che mescola biografia e tradizione.
Un viaggio lungo Via del Popolo
“Via del Popolo” non è solo il titolo dello spettacolo, ma anche il simbolo di un luogo che racconta storie di vita e appartenenza. La Ruina interpreta due uomini, uno del presente e uno del passato, che percorrono la stessa strada. Questo tratto, un tempo vivace e pieno di attività, ora è testimone del cambiamento che ha interessato la società italiana. La narrazione si snoda lungo un percorso di soli 200 metri, che in un tempo non lontano era costellato di bar, negozi di alimentari e altri esercizi, ora sostituiti dai centri commerciali.
Il primo uomo, figura contemporanea, impiega solo 2 minuti per coprire quei 200 metri. Al contrario, il secondo, che rappresenta il passato, impiega ben 30 minuti. Questi tragitti diversi non solo rappresentano le differenze temporali, ma anche la frenesia del presente rispetto alla lentezza e profondità delle interazioni passate, portando lo spettatore a riflettere sulla qualità delle esperienze umane, ora spesso superficiali e veloci.
Le radici di un’identità smarrita
La Ruina mette in evidenza un concetto fondamentale, legato all’appartenenza e all’identità, incarnato nella frase “A cu appartènisi?”, ovvero “a chi appartieni?“. Questo interrogativo, un tempo comune tra i paesani, era essenziale per definire l’identità di un individuo e creare legami significativi. Oggi, queste dinamiche sociali subiscono una forte trasformazione: la globalizzazione e il cambiamento dei modelli economici hanno frammentato le relazioni, rendendo difficile riconoscere l’altro e costruire una comunità coesa.
Attraverso gli occhi dei suoi personaggi, La Ruina invita il pubblico a riscoprire la bellezza della connessione umana. “Via del Popolo” diventa così un viaggio non solo fisico, ma anche spirituale, dove il pubblico è chiamato a confrontarsi con la memoria e il significato di una comunità che si evolve. Le esperienze passate, legate a figure come i padri, educano questi uomini a vivere relazioni più significative ed empatiche.
Riflessioni sul tempo e sul cambiamento
Il tema del tempo è centrale nel lavoro di La Ruina. “Via del Popolo” ci invita a riflettere su come il tempo possa scorrere in maniera differente a seconda della nostra attitudine nei suoi confronti. Da un lato, c’è l’idea di rincorrere il tempo, tipica della frenesia moderna, dall’altro, l’invito a viverlo intensamente e consapevolmente. Questo confronto promuove una visione di vita che trascende il mero passaggio, per abbracciare un’esistenza più profonda e significativa.
I 200 metri di Via del Popolo si trasformano in un microcosmo di esperienze umane, di relazioni e di crescenti aspettative. Questo tratto di strada diventa tanto un simbolo quanto un palcoscenico, dove il pubblico è invitato a esplorare questioni di appartenenza, di memoria e di volontà di capire le proprie radici.
Saverio La Ruina, con il suo talento unico, apre un dialogo che continua ben oltre lo spettacolo, portando la comunità a riflettere su ciò che significa appartenere a un luogo, a una famiglia e a una storia. I temi affrontati in “Via del Popolo” risuonano fortemente, stimolando una consapevolezza che trascende le mura del teatro e tocca le corde più intime dell’animo umano.