Savona: La petroliera Seajewel colpita da un attentato, petrolio non russo

Savona: La petroliera Seajewel colpita da un attentato, petrolio non russo

Un attentato alla petroliera Seajewel davanti al porto di Savona ha innescato indagini su origine del carico e possibili legami con la flotta fantasma russa, sollevando preoccupazioni per la sicurezza marittima.
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Savona: La petroliera Seajewel colpita da un attentato, petrolio non russo - Gaeta.it

Un attentato ha colpito la petroliera Seajewel nella notte di San Valentino, davanti al porto di Savona, destando preoccupazione e attenzione delle autorità italiane. Le analisi condotte dalla Procura di Genova rivelano dettagli cruciali riguardo alla provenienza del petrolio trasportato dalla nave, chiarendo che non si tratta di greggio russo. Infatti, l’origine del carico è algerina, mentre un’altra petroliera, la Seacharm, arrivata successivamente, trasportava petrolio di provenienza libica. Questo episodio ha fatto scattare indagini approfondite da parte delle autorità competenti per comprendere la dinamica e il possibile movente dell’attentato.

Dettagli sull’incidente e reazioni delle autorità

La Procura, guidata dal procuratore Nicola Piacente e dalla pm Monica Abbatecola, ha aperto un fascicolo per naufragio con l’aggravante del terrorismo subito dopo l’accaduto. Le indagini stanno attualmente esaminando la scatola nera della Seajewel per determinare se il sistema di tracciamento della nave sia stato disattivato durante il tragitto che va dal porto petrolifero di Arzew in Algeria fino all’Italia. Le indagini sono state delegate alla Digos e alla Guardia Costiera, con l’obiettivo di scoprire non solo i responsabili, ma anche il motivo dietro l’attentato. Questo incidente ha creato una grande insegna in merito alla sicurezza della navigazione nelle acque italiane.

La possibile connessione con la flotta fantasma russa

Un aspetto che ha suscitato interesse è la presunta relazione della Seajewel con la flotta fantasma russa, di cui si era già parlato in una puntata di ‘Report‘ con la collaborazione di Greenpeace. Quest’ipotesi è stata presa in considerazione dalle autorità, che continuano a scrutare legami con reti di traffico e operazioni oscure. Le implicazioni di un attacco di tale natura non si limitano a un mero gesto dimostrativo, ma sollevano interrogativi su potenziali attacchi mirati a destabilizzare la sicurezza dei trasporti marittimi in una regione strategica per le risorse energetiche.

Analisi del danno e ipotesi sull’uso di esplosivi

Le analisi preliminari condotte sui danni alla nave rivelano che la camera di sicurezza, destinata a contenere il petrolio, ha subito danni significativi provocati dall’esplosione. Secondo le fonti investigative, l’ordigno avrebbe potuto causare una grave emergenza ambientale se un secondo esplosivo fosse esploso contemporaneamente al primo. L’ipotesi è che gli ordigni usati siano di tipo Limpet o “a patella”, dispositivi fissati alle navi attraverso magneti e comunemente caricati con esplosivo TNT . Le autorità greche sono già coinvolte nell’indagine sull’attentato alla gemella Seacharm e stanno seguendo tracce che potrebbero confermare l’ipotesi di una matrice comune tra i due attentati, rivelando complessità e interconnessioni in quest’ambito.

Proseguimento delle indagini e possibili sviluppi

Nei prossimi giorni, due periti nominati dalla Procura di Genova, Federico Canfarini e l’ingegnere navale Alfredo Lo Noce, eseguiranno un’ispezione diretta dello scafo della Seajewel e raccoglieranno ulteriori campioni per approfondire le indagini. Gli esiti delle loro analisi porteranno a informazioni cruciali sul tipo di esplosivo usato e possono condurre a un chiarimento della strategia utilizzata nell’attacco. Il risultato delle indagini potrà non solo delineare la responsabilità dietro l’attacco, ma anche migliorare le procedure di sicurezza per le operazioni marittime lungo la costa italiana.

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