In un clima di crescente tensione politica riguardo al tema del carcere duro, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, è tornato davanti ai giudici per chiarire la sua posizione riguardo all’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio. Il caso è emerso in seguito a una controversa comunicazione di informazioni riservate su Alfredo Cospito, un detenuto di alto profilo attualmente sottoposto al regime del 41 bis. La vicenda ha sollevato un acceso dibattito sia in Parlamento che nell’opinione pubblica, ponendo al centro l’importanza della trasparenza e del diritto di accesso ai documenti.
L’accusa contro Andrea Delmastro
Andrea Delmastro si trova sotto processo a Roma per aver condiviso informazioni riservate al collega di partito Andrea Donzelli, il quale le ha rese pubbliche durante una seduta alla Camera. Questo dibattito ha avuto origine il 31 gennaio 2023, quando Donzelli ha menzionato in Parlamento alcune comunicazioni avvenute tra Cospito e noti esponenti della criminalità. Le informazioni, che hanno alimentato la questione del mantenimento o meno del regime di carcere duro per il detenuto, sembrano essere state il frutto di un’interazione diretta tra i due membri di Fratelli d’Italia.
Nel suo intervento in aula, Delmastro ha sostenuto che i documenti ricevuti dall’amministrazione penitenziaria non fossero di natura segreta. La sua difesa si è concentrata sull’interpretazione della classificazione dei documenti, affermando che non avendo un’indicazione di riservatezza, egli avesse tutta la libertà di utilizzare tali informazioni. Queste affermazioni sono state fatte nel contesto di un esposto presentato dal deputato Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha innescato le indagini attuali.
La ricostruzione dei fatti in aula
Durante l’interrogatorio, Delmastro ha fornito al tribunale la sua versione dei fatti, chiarendo il suo ruolo in questa vicenda. Ha spiegato di aver iniziato a raccogliere dati sulla situazione di Cospito dopo aver percepito una pressione da parte di determinati ambienti mediatici e culturali per rivalutare il suo status penale. Questa sua iniziativa nasceva dall’intenzione di informare il governo sulla questione che si stava discutendo a livello ministeriale.
Delmastro ha puntualizzato che, benché avesse discusso di questi dati anche con altri membri governativi, la richiesta specifica di informazioni al Dap fosse un atto autonomo. Ha fatto riferimento al fatto che le informazioni ricevute erano state spedite via e-mail dall’allora capo del Dap, Giovanni Russo. La sintesi inviata, identificata con l’etichetta “limitata divulgazione”, ha generato confusione, portando il sottosegretario a chiedere chiarimenti su questo termine pressoché sconosciuto a lui.
Dettagli critici sulle informazioni divulgate
La testimonianza di Delmastro ha rivelato anche come le informazioni trasmesse a Donzelli durante un incontro nel Transatlantico non contenessero dati riservati, bensì quanto ritenuto non coperto da segreto. Ha spiegato nel dettaglio le specifiche conversazioni avvenute nel carcere, sottolineando di aver riportato le frasi più significative e inquietanti, senza aver messo in discussione la classificazione dei documenti.
La difesa si è dunque incentrata sulla distinzione tra documenti riservati e non, evidenziando l’importanza di una corretta attribuzione delle responsabilità. Il caso non è solamente una questione di procedure burocratiche, ma mette a fuoco il delicato equilibrio tra giustizia, trasparenza e il rispetto delle norme penitenziarie. Con la continua evoluzione della situazione, rimane da vedere quale sarà l’esito del processo e se verranno adottate misure per garantire una maggiore chiarezza in simili contesti in futuro.
Ultimo aggiornamento il 12 Dicembre 2024 da Sara Gatti