Sciopero del 29 novembre: cosa prevede la precettazione e le conseguenze per i lavoratori

Sciopero del 29 novembre: cosa prevede la precettazione e le conseguenze per i lavoratori

Il governo italiano, in vista dello sciopero generale del 29 novembre, attua la precettazione per garantire i servizi essenziali, riducendo la durata dello sciopero e imponendo sanzioni ai trasgressori.
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Sciopero del 29 novembre: cosa prevede la precettazione e le conseguenze per i lavoratori - Gaeta.it

Con il prossimo sciopero generale in programma il 29 novembre, proclamato da Cgil e Uil, il governo ha attuato misure straordinarie per garantire la continuità dei servizi essenziali. Il vice premier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha emesso un’ordinanza di precettazione, riducendo la durata dello sciopero da 24 a 4 ore. Ma cosa implica realmente questa decisione e quali saranno le ricadute per i lavoratori coinvolti? Un approfondimento con il giuslavorista Vincenzo Ferrante chiarisce i dettagli.

Che cos’è la precettazione?

La precettazione è un meccanismo giuridico attuato per garantire la ripresa dei servizi pubblici in caso di sciopero. Secondo l’avvocato Ferrante, si tratta di un ordine specifico rivolto ai lavoratori affinché tornino al lavoro durante lo sciopero, per proteggere i servizi essenziali destinati alla popolazione. Questo potere è generalmente concesso al presidente del Consiglio o a un ministro delegato, in particolare quello dei Trasporti, oppure può essere esercitato dal Prefetto in situazioni di conflitto locale.

La precettazione deve sempre scaturire da un dialogo con i sindacati, prima di essere formalmente emessa. Essa può manifestarsi in vari modi: può obbligare i lavoratori a rientrare prima del previsto, rimandare la data dello sciopero, oppure ridurre la sua durata globale. Questi provvedimenti mirano a bilanciare il diritto di sciopero con le esigenze di chi quotidianamente si avvale di trasporti pubblici o altri servizi critici.

Possibili conseguenze della non ottemperanza

Ma cosa accade se i lavoratori non rispettano l’ordine di precettazione? Una volta, il non rispetto di questo ordine comportava sanzioni penali, dato che si trattava di un’ingiunzione dell’autorità governativa. Tuttavia, la legge del 1990 ha modificato pesantemente le conseguenze, prevedendo ora esclusivamente sanzioni economiche. I lavoratori che disobbediscono all’ordine di precettazione possono essere multati, ma è importante notare che non possono essere licenziati per questa violazione.

Ferrante menziona che in passato si sono verificati tentativi di azioni legali contro individui che non ottemperarono, tuttavia, questi casi spesso risultano complessi da perseguire. La comunicazione della precettazione può avvenire attraverso mezzi di informazione o, in casi rari, direttamente ai destinatari, rendendo difficile l’accertamento delle responsabilità individuali nel non rispetto dell’ordinanza.

Implicazioni per lavoratori e sindacati

La precettazione non ha solo ripercussioni sui dipendenti, ma si estende anche ai sindacati e alle associazioni rappresentative. In caso di mancato rispetto dell’ordinanza, questi gruppi possono incorrere in sanzioni pecuniarie variabili, che vanno da 5.000 euro fino a 50.000 euro. Ciò disincentiva le organizzazioni a ignorare tali ordini e assicura che il diritto degli utenti ai servizi pubblici sia tutelato.

Anche se i lavoratori non sono obbligati a rispettare l’ingiunzione, possono sentirsi sotto pressione a tornare al lavoro, influenzati dalle richieste dei rappresentanti sindacali o addirittura dalle proprie necessità economiche. Inoltre, le imprese che non supportano il ritorno al servizio possono anch’esse essere soggette a penalità, creando un clima di tensione fra diritti sindacali e responsabilità aziendali.

Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2024 da Laura Rossi

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