La Questura di Cremona ha concluso una fase cruciale delle indagini sugli scontri avvenuti tra i tifosi di Cremonese e Brescia lo scorso 29 dicembre. A seguito dei disordini pre e post partita del derby di Serie B, le autorità hanno raccolto prove e informazioni che hanno portato a 24 denunce e 14 provvedimenti di Daspo. Gli eventi sono avvenuti in un contesto di tensioni crescenti tra le due tifoserie, culminati in violenze e atti di resistenza nei confronti delle forze dell’ordine.
La cronaca dei fatti
Gli incidenti sono iniziati in piazza Libertà , uno dei luoghi di incontro per i tifosi. Qui, un gruppo di ultras bresciani ha fatto visita a un bar frequentato dai supporter cremonesi, innescando una rissa caratterizzata da lancio di oggetti e violenze fisiche che, a fortuna, sono state bloccate dalle forze dell’ordine presenti sul posto. Gli agenti sono riusciti a contenere gli scontri, ma non senza difficoltà .
Successivamente, al termine della partita, la situazione è degenerata nuovamente nelle strade adiacenti allo stadio. Un gruppo di tifosi bresciani ha tentato di superare il cordone di sicurezza disposto dalla polizia, cercando di confrontarsi con la tifoseria avversaria. Solo grazie a un intervento deciso del Reparto Mobile, che ha fatto uso di lacrimogeni, si è evitato un scontro diretto, evitando potenziali feriti tra i partecipanti.
L’attività investigativa della Questura
La Digos di Cremona, in sinergia con quella di Brescia e con l’assistenza della Polizia Scientifica, ha avviato un’analisi approfondita per ricostruire l’accaduto. Grazie a video e filmati raccolti dai servizi d’ordine, è stato possibile identificare un numero consistente di persone coinvolte nei disordini. Le accuse rivolte a queste ultime includono violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e possesso di oggetti atti ad offendere. Le autorità locali hanno emesso Daspo che complessivamente ammontano a ben 32 anni di divieto di accesso agli stadi.
I partecipanti radikalizzati
Durante le indagini, è emersa la presenza di due cittadini francesi collegati a gruppi di tifosi radicali, noti per la loro affiliazione con l’Olympique Marsiglia. Questi individui avevano una connessione con la tifoseria organizzata cremonese e sono stati identificati attraverso un’attività investigativa che ha richiesto anche la cooperazione della Polizia francese. Questo scambio di informazioni ha raggiunto un punto critico grazie al Centro di cooperazione di Polizia italo-francese di Ventimiglia, evidenziando l’importanza della collaborazione transfrontaliera per gestire situazioni di violenza legate al tifo.
La vicenda lascia aperte questioni su come gestire le interazioni tra tifoserie e le misure di sicurezza necessarie per garantire la tranquillità durante eventi sportivi.