L’accorpamento delle scuole nella provincia di Pesaro Urbino suscita vibranti polemiche politiche, con l’assessora regionale all’Istruzione, Chiara Biondi, che interviene per chiarire la situazione. Questo tema, che ha attirato l’attenzione a causa del riorientamento scolastico legato al Pnrr, coinvolge diverse istituzioni e suscita reazioni dai vari gruppi politici. L’assessora sottolinea il contesto normativo che ha portato a queste scelte e risponde alle critiche mosse da opposizioni e attori locali.
La posizione della regione e il ruolo del pnrr
L’assessora Chiara Biondi ha messo in evidenza che l’accorpamento scolastico nella provincia di Pesaro Urbino deve essere inteso come un passo verso l’adeguamento alle nuove direttive nazionali, in particolare quelle legate al Pnrr. “Dobbiamo passare da 224 autonomie a 204 nel giro di quattro anni,” ha sottolineato Biondi, rivendicando la necessità di razionalizzare le strutture scolastiche. Questo intervento non è visto come una vendetta sulle comunità , ma come una risposta alle difficoltà di gestione delle scuole che si trovano spesso senza dirigenti. Senza una leadership forte, le scuole hanno limitate possibilità di accesso a fondi pubblici e bandi, rendendo la necessità di ristrutturazione ancora più urgente.
Biondi ha chiarito che gli attuali accorpamenti, che vedono l’istituto Lapi di Apecchio unirsi al Mattei di Acqualagna, sono frutto di obblighi precisi e non di decisioni arbitrarie. L’assessora ha puntualizzato che la regione sta semplicemente seguendo indicazioni che mirano a garantire una gestione più efficiente delle istituzioni scolastiche. Il suo intervento sembra voler dissipare le accuse secondo le quali la regione stesse attuando una sorta di punizione verso le scuole di certi territori.
Accuse e risposte politiche
Le critiche dell’opposizione, e in particolare del PD regionale, non si sono fatte attendere. I consiglieri Micaela Vitri e Renato Minardi, insieme alla capogruppo del M5S Marche, Marta Ruggeri, hanno sollevato interrogativi riguardanti la reale guida della regione. Secondo loro, le decisioni sarebbero influenzate dai deputati della Lega, Mirco Carloni e Giorgia Latini, piuttosto che dal presidente Acquaroli.
Biondi ha rigettato queste accuse, affermando che l’ente regionale è sempre in dialogo con i parlamentari, ma che le decisioni politiche vengono adottate dalla giunta regionale e dal presidente. Queste affermazioni mirano a dimostrare che, nonostante le pressioni politiche locali, le scelte compiute sono motivate da esigenze operative e normative piuttosto che da strategie politiche.
In risposta alle polemiche, Giacomo Rossi, consigliere della lista Civici Marche, ha espresso il suo dissenso riguardo alle accuse rivolte al sindaco di Piandimeleto, difendendo il suo atteggiamento riguardo l’accorpamento. Secondo Rossi, i cambiamenti non influenzeranno l’offerta formativa, ma riguarderanno più che altro la gestione burocratica delle strutture. Ha inoltre ricordato la situazione dell’istituto Lapi, che da tempo è in reggenza, sottolineando che la centralità delle decisioni dovrebbe rimanere nei limiti dell’efficienza gestionale.
La situazione generale e le reazioni locali
L’accorpamento scolastico nelle Marche ha generato una serie di reazioni tra i vari attori coinvolti. Se da un lato si evidenzia la necessità di ristrutturare e razionalizzare le scuole, dall’altro i rappresentanti locali esprimono preoccupazione riguardo l’impatto di queste decisioni sulle comunità interessate. La fusione di istituti potrebbe infatti influenzare non solo la governance scolastica, ma anche le relazioni tra studenti, famiglie e personale docente, che si trovano a dover affrontare nuove dinamiche.
L’ufficializzazione di questi cambiamenti segna un momento cruciale per il sistema educativo marchigiano, portando a un forte dibattito politico in un contesto in evoluzione. Le carenze strutturali nelle scuole, come l’assenza di dirigenti in molte istituzioni, rendono necessaria una riflessione profonda sulle politiche educative regionali e su come questi accorpamenti possano realmente servire a migliorare la qualità dell’istruzione.
Sebbene le polemiche continuino, la Regione ha l’obiettivo di perseguire una strategia di coordinamento per migliorare la gestione delle scuole, cercando di affrontare problematiche che si protraevano da anni. La questione, in ogni caso, resta aperta e merita attenzione, poiché potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama educativo nelle Marche.
Ultimo aggiornamento il 10 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina