Un’imponente operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ha fatto luce su un’organizzazione criminale attiva tra Egitto, Turchia e Grecia, con ramificazioni anche in Italia. L’indagine, battezzata ‘El rais’, prende di mira una rete che ha facilitato sbarchi clandestini lungo le coste italiane del Mediterraneo orientale.
Le autorità hanno documentato diciotto eventi migratori avvenuti tra il 2021 e il 2023, portando l’arrivo di diverse migliaia di migranti nelle regioni siciliane e calabresi. Questo gruppo criminale ha contribuito a un significativo flusso di immigrati e ha generato notevoli guadagni, durata la creazione di una rete di logistica e reclutamento che si estendeva su diversi paesi.
Dettagli sull’organizzazione e i suoi leader
Al centro delle indagini figura il presunto leader dell’associazione, Assad Ali Gomaa Khodir, conosciuto con il soprannome di Abu Sufyen. Originario dell’Egitto, Khodir è stato arrestato in Turchia proprio mentre tentava di fuggire da un mandato di cattura emesso dal suo paese d’origine, dove era già stato condannato a dieci anni di reclusione per reati simili. La sua cattura segna un passo importante nell’inchiesta, poiché si ritiene fosse uno dei maggiori responsabili della gestione del traffico di migranti dall’Asia Minore verso l’Europa.
Oltre a Khodir, sono stati fermati sette membri del gruppo criminale, mentre otto persone si trovano attualmente in territori extra europei e non sono state raggiunte dall’ordinanza di arresto. Questo scenario testimonia la complessità e l’evoluzione delle reti di traffico di esseri umani, dove il reclutamento e la logistica sono gestiti con attenzione e strategia.
I numeri dell’attività illecita
Stando alle informazioni fornite dalla Dda di Catania, l’organizzazione è accusata di aver favorito l’ingresso clandestino in Italia di almeno tremila persone dal 2021 a oggi, raccogliendo introiti stimati in circa 30 milioni di euro. Questi dati sono il risultato dell’analisi delle prove raccolte nel corso dell’inchiesta, che ha svelato l’ampiezza del fenomeno migratorio legato al traffico di esseri umani.
La modalità operativa dell’associazione ha incluso la consegna di imbarcazioni a vela, lunghe tra i 12 e i 15 metri, nelle quali venivano stipati un numero di migranti ben maggiore rispetto alla capacità totale delle stesse, sfidando la loro sicurezza in mare per massimizzare i profitti. Questa pratica ha denunciato un’affermazione di grave rischio per la vita dei migranti, principalmente provenienti da nazioni del Medio Oriente e dell’Africa, come Siria, Afghanistan e Palestina.
La logistica e il percorso dei migranti
Il viaggio dei migranti partiva dalle coste turche delle città di Bodrum, Izmir e Marmaris e poteva durare anche dieci giorni. Per intraprendere questa pericolosa traversata, ogni migrante versava un pagamento all’organizzazione di circa 10mila dollari. Questa somma evidenzia la quantità di denaro necessaria per tentare un sogno europeo, che in molti casi si traduceva in situazioni di grave precarietà e violenza.
Le indagini sono iniziate grazie all’arresto di tre stranieri, identificati come scafisti di una barca a vela approdata nel porto commerciale di Augusta. Da lì è emersa l’esistenza di una rete che reclutava skipper professionisti in Egitto, organizzando ogni aspetto del viaggio, dalla logistica al trasporto finale in Italia. La scoperta di questa struttura ha contribuito a fornire un quadro completo dell’attività di traffico di esseri umani, mettendo in luce le dinamiche e i rischi connessi a tali operazioni.
La complessità di queste indagini e le persone coinvolte sottolineano l’importanza di monitorare e combattere efficacemente il fenomeno del traffico umano, mettendo in evidenza come la criminalità organizzata non tollera frontiere e migra insieme a chi cerca una vita migliore, affrontando rischi enormi in nome della speranza.