Scoperta rete criminale all'interno del carcere di Catanzaro: notifiche di chiusura indagini per 78 indagati

Scoperta rete criminale all’interno del carcere di Catanzaro: notifiche di chiusura indagini per 78 indagati

Scoperta rete criminale allin Scoperta rete criminale allin
Scoperta rete criminale all'interno del carcere di Catanzaro: notifiche di chiusura indagini per 78 indagati - Gaeta.it

L’inchiesta “Open Gates” della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha portato a una significativa svolta, con la notifica di avvisi di chiusura indagini per 78 persone coinvolte. L’operazione ha rivelato un sistema criminale complesso che operava all’interno del carcere di Catanzaro, portando alla luce gravi accuse di corruzione e traffico di stupefacenti e strumenti di comunicazione. Tra gli indagati spiccano nomi di figure chiave della gestione penitenziaria, suscitando un interesse crescente da parte dei media nazionali.

Il sistema criminale all’interno del carcere

Gruppi criminosi e operazioni illecite

Secondo le indagini condotte dai magistrati della DDA, all’interno della Casa Circondariale di Catanzaro si sarebbero formati due distinti gruppi criminali. Uno di questi era dedicato allo spaccio di sostanze stupefacenti, mentre l’altro si occupava della fornitura e distribuzione di telefoni cellulari e schede SIM. Tali operazioni illecite avrebbero avuto luogo grazie alla complicità di alcuni agenti della polizia penitenziaria e al supporto di parenti dei detenuti. Questo sistema ha permesso ai detenuti di avere accesso a sostanze e strumenti di comunicazione, creando una rete che operava con grande efficienza all’interno dell’istituto penale.

Le autorità, durante le indagini, hanno documentato le modalità operative di questi gruppi, evidenziando come la corruzione tra le figure preposte alla sicurezza e gestione del carcere abbia facilitato l’attività criminale. L’indagine ha rivelato che le famiglie dei detenuti giocavano un ruolo cruciale, rifornendo i loro congiunti di droga e telefoni.

Figure chiave nell’inchiesta

Tra i nomi di maggior rilievo coinvolti nelle indagini emerge quello di Angela Paravati, ex direttrice della Casa circondariale, attualmente indagata per vari reati, tra cui concorso esterno in associazione per delinquere e corruzione. Un altro personaggio significativo è Simona Poli, comandante della Polizia Penitenziaria a Catanzaro nel periodo dal 2018 al 2022, accusata anch’essa di concorso esterno in associazione per delinquere. Le indagini hanno accertato che entrambe le donne avrebbero facilitato le attività illecite all’interno del carcere, rendendo possibile il traffico di sostanze e strumenti vietati.

L’attività investigativa ha messo in luce come i poteri di queste donne, unite alla mancanza di controlli adeguati, abbiano creato un ambiente favorevole all’insediamento di attività criminali all’interno della struttura penitenziaria.

Dettagli delle indagini e scoperte finanziarie

Movimentazioni sospette e prove tangibili

L’operazione ha visto anche un’importante fase di raccolta di prove da parte dei Carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro. Nel corso delle indagini, sono state rinvenute due carte prepagate su cui sono state effettuate movimentazioni notevoli di denaro. In un periodo di appena quattro mesi, una delle carte ha registrato transazioni per complessivi 35mila euro, mentre l’altra ha movimentato circa 15mila euro. Queste somme sono sottoposte ad analisi per accertare eventuali collegamenti con le attività illecite organizzate all’interno del carcere.

Le evidenze raccolte nel corso delle indagini, unite alle testimonianze di alcuni detenuti e familiari, stanno contribuendo a delineare un quadro sempre più chiaro delle operazioni svolte dalle bande all’interno della struttura penitenziaria. I magistrati della DDA intendono proseguire intensamente le loro indagini per esporre completamente la rete di complicità e corruzione che ha influito negativamente sulla sicurezza e sull’ordine pubblico all’interno della Casa circondariale di Catanzaro.

L’operazione “Open Gates” rappresenta un passo significativo verso la lotta contro le infiltrazioni mafiose e il traffico di sostanze all’interno delle carceri italiane, rimettendo in discussione la fiducia nelle istituzioni penitenziarie e ponendo l’accento sulla necessità di una riforma profonda del sistema di sicurezza.

Change privacy settings
×