Un recente studio condotto dall’Università Politecnica delle Marche e dall’IRCCS INRCA ha rivelato un importante passo avanti nella comprensione del declino cognitivo legato all’invecchiamento. Pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Aging Cell, il lavoro offre nuove prospettive per potenziali terapie contro le alterazioni cognitive negli anziani. La ricerca si concentra sul ruolo di specifici recettori nel cervello e come la loro manipolazione possa influenzare la memoria e la funzione sinaptica.
Meccanismo d’azione dei recettori D3 nella sinapsi
L’importanza della proteina serratura
I recettori D3, una sorta di “proteina serratura” nel cervello, sono da tempo al centro dell’interesse scientifico, soprattutto in relazione alla memorizzazione e alla plasticità sinaptica. Questi recettori si attivano in risposta a neurotrasmettitori come la dopamina, giocando un ruolo cruciale nel processamento delle informazioni e nella modulazione delle sinapsi. La ricerca condotta dal team guidato dal professor Fiorenzo Conti ha dimostrato che bloccando questi recettori in topi adulti normali, si può incrementare considerevolmente l’efficacia sinaptica e, di conseguenza, migliorare il processo di formazione delle memorie.
Ecco cosa apprendiamo dallo studio
Attraverso una serie di test condotti su modelli murini normali e anziani, i ricercatori hanno scoperto che la somministrazione di antagonisti dei recettori D3 ha annullato le alterazioni sinaptiche tipiche dell’invecchiamento. Nei topi geneticamente modificati per non possedere i recettori D3, non sono state osservate le consuete difficoltà mnemoniche, suggerendo che l’assenza di tali recettori impedisce il degrado delle funzioni cognitive. Questa scoperta suggerisce un meccanismo di protezione innato che potrebbe essere sfruttato per sviluppare nuove strategie terapeutiche.
Prospettive future e ricerca in corso
Implicazioni cliniche dei risultati
I risultati di questo studio hanno rilevanza immediata per le opzioni terapeutiche esistenti. I farmaci antagonisti ai recettori D3, già in fase di sperimentazione per altre malattie neurologiche, potrebbero essere utilizzati anche per affrontare il declino cognitivo degli anziani. La possibilità di combinare approcci diversi legati alla farmacologia e alla genetica offre spunti interessanti per legare la ricerca di base a quella applicativa, aprendo nuove strade nella lotta contro il deterioramento cognitivo.
Collaborazione interistituzionale
Il ruolo della collaborazione tra diverse istituzioni e gruppi di ricerca emerge come fondamentale per il successo dello studio. Le sinergie tra l’Università Politecnica delle Marche, l’IRCCS INRCA, l’Università di Catania e l’Università Cattolica di Roma sono state essenziali per la raccolta e l’analisi dei dati, creando un ambiente propizio all’innovazione. Le dichiarazioni del Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, professor Gian Luca Gregori, e della Direzione Scientifica dell’INRCA, mettono in evidenza l’importanza di unire le forze per raggiungere obiettivi di grande rilevanza scientifica e sociale.
Senza dubbio, lo studio allarga significativamente i confini della nostra comprensione del declino cognitivo legato all’età, destinato a influenzare in modo positivo le vite di molte persone.